Un importante studio su un fenomeno controverso verrà pubblicato in Francia agli inizi del 2023
MONTALBANO – Verrà pubblicato in Francia agli inizi del 2023 col titolo “Christianisme et cancel culture” (Cristianesimo e cultura della cancellazione) il volume curato dal montalbanese Gabriele Palasciano. Accompagnato da una nota introduttiva di Noam Chomsky, filosofo e linguista statunitense di fama internazionale, già professore al MIT di Boston e ora alla University of Arizona, nonché l’intellettuale più importante al mondo secondo il The New York Times, vedrà la partecipazione di filosofi, storici e teologi di università canadesi, francesi, svizzere e americane.
Filosofo della religione di formazione, attualmente dottorando nelle Università di Vienna (Austria) e di Salamanca (Spagna), Palasciano si è già occupato in passato di altri temi scottanti quali il rapporto tra ateismo e nichilismo, monoteismi e violenza, Cristianesimo e Islam, pensiero cristiano e cultura contemporanea, per ora approdare all’analisi della cancel culture nel suo confronto (o scontro!) con il Cristianesimo – quest’ultimo inteso come fede, cultura e civiltà. Diventata un vero e proprio fenomeno sociale, intensificatosi a partire dal 2020, la cancel culture è una pratica ideologica nata negli Stati Uniti nell’ambito della sinistra, più precisamente della “sinistra ideologica” o “sinistra radicale”, che consiste nella cancellazione, nell’attacco, nell’ostracismo o nel discredito di quanto ritenuto “diverso” dalle proprie cosmovisioni, di quanto non è in consonanza con i princìpi ideologicidi stampo neomarxista. Lo stesso Chomsky denunciò questo nuovo clima di intolleranza assieme ad altri intellettuali prima sulle pagine del The New York Times, in seguito su quelle de Le Monde. Infatti, promuovendo uno spirito di intolleranza nei confronti di persone, gruppi sociali e movimenti religiosi – in questo caso, il Cristianesimo – a motivo delle loro opinioni o delle loro azioni considerate socialmente o moralmente “inaccettabili” a partire dacriteri parziali di giudizio, la cancel culture si presenta come “cultura della messa al bando”, “cultura dell’umiliazione” o “cultura del boicottaggio”. Il suo politically correct si esprime attraverso forme di censura (o di autocensura) con il pretesto di “difendere” le minoranze e porta con sé, tra le tante cose, un desiderio di “revisionismo storico” non scientifico, di stampo puritano e iconoclasta, alimentato da un senso di colpa poco incline a valorizzare l’eredità critica di spirito illuminista, giungendo ad episodi di divieti o di soppressioni banali (si pensi, ad esempio, alla soppressione di un corso di storia della musica consacrato a Mozart in una prestigiosa università inglese, o ancora di storia dell’arte occidentale in un rinomato ateneo statunitense, poiché ritenuti entrambi espressione di una presunta ”supremazia bianca”, dunque forme di “razzismo”), oppure più gravi quali la distruzione o il danneggiamento di monumenti, statue, edifici.
Anche in questo caso, la pubblicazione curata da Palasciano non segue un orientamento apologetico. Essa si vuole identificare come un’introduzione intellettualmente onesta, solida, comunque accessibile, e diversificata secondo i tre approcci proposti (storico-concettuale, filosofico e teologico) alla problematica. Lo scopo è quello di favorire una riflessione critica sulle basi ideologiche e sui presupposti filosofici della cancel culture, nonché sull’impatto delle pratiche denigratorie che essa promuove contro la religione cristiana.