Nell’ambito della rassegna Tempeste l’emozionante esibizione della compagnia di danza contemporanea diretta dalla fasanese Roberta Ferrara
FASANO – «Non fu il mare a raccoglierci, noi raccogliemmo il mare a braccia aperte». Un viaggio disperato a piedi che “è una pista di schiene”, per raggiungere un mare fino a poco tempo prima solo immaginato, che forse “sarà come i capelli di mia madre”. Poi l’attesa, logorante. Infine, salire su una barca “che diventa patria” e lo strazio dell’addio con il timore di non arrivare mai a destinazione. Perché in quel viaggio troppe volte “un bambino muore in braccio alla madre”. E invece, gli urliamo di tornarsene a casa. «Ne avessi una, restavo. Nemmeno gli assassini ci rivogliono – è la risposta –. Potete respingere, non riportare indietro, è cenere dispersa la partenza, noi siamo solo andata».
“Confini disumani” è un’esperienza mistica, un’altalena di emozioni in equilibrio su un sottilissimo confine: da una parte l’urlo disperato di esseri umani, migranti loro malgrado, che chiedono solo la pietas – nel senso più laico possibile – dall’altra l’inhumanitas di tutti coloro che si girano dall’altra parte invece di accogliere il fratello che viene dall’altra sponda dello stesso mare.
Lo spettacolo, anzi la testimonianza di “Confini disumani” (ispirato a “Solo andata” di Erri De Luca) è andato in scena ieri (29 ottobre) al Teatro Kennedy di Fasano, nel penultimo appuntamento della rassegna Tempeste – Immagini, suoni e voci dal Mediterraneo, messa a punto dall’Amministrazione Comunale. A portarlo in scena la “Equilibrio Dinamico Dance Company” diretta dalla fasanese Roberta Ferrara, che ne ha ideato la coreografia e curato set concept, costumi e luci. Indovinate le musiche, su tutte Enzo Avitabile e Faraualla, che delle contaminazioni mediterranee ne hanno fatto il proprio marchio di fabbrica.
Sul palco otto formidabili danzatori: Serena Angelini, Giulia Bertoni, Alberto Chianello, Nicola De Pascale, Salvatore Lecce, Beatrice Netti, Camilla Romita e Silvia Sisto, che hanno dato vita a una coreografia vigorosa, densa di respiri, di un’incredibile sforzo fisico e di tutta la passione per questa nobile disciplina.