
L’attrice e scrittrice toscana ospite con Savino Zaba della rassegna del Mondadori Point con il suo nuovo romanzo storico. Una serata tra memoria e resistenza
FASANO – Emozioni, racconti, ma soprattutto tanta memoria storica si sono intrecciati nella serata di ieri, 28 luglio, a Masseria San Giovanni, dove Chiara Francini ha presentato il suo ultimo romanzo “Le querce non fanno limoni” (Rizzoli), nell’ambito della quinta edizione della rassegna letteraria “LibriAmo… tra gli ulivi!”, organizzata dal Mondadori Point di Fasano dell’imprenditrice Laura De Mola. A dialogare con l’autrice è stato Savino Zaba, conduttore di Rai Radio1.
“Mi dà sempre molta gioia presentare questo romanzo” ha detto Francini, accolta da un pubblico caloroso (per lei la seconda volta alla rassegna) che ha ascoltato con attenzione il racconto di una storia corale ambientata tra Firenze e Campi Bisenzio, città a cui l’attrice è legata; una storia che attraversa il fascismo, la seconda guerra mondiale e gli anni di piombo, per approdare al 1973, tempo presente del romanzo.
“Una vita felice significa aver combattuto”, ha sottolineato l’attrice, raccontando la sua Delia, una donna che resiste alla vergogna e al dolore, fino a fondare un luogo speciale, il “Cantuccio”: non un albergo, ma un rifugio, “una trincea in tempo di pace, dove le diversità si accolgono”. Ed è proprio quel piccolo focolare dove nascono storie che raccontano il peso della memoria, la politica del tempo, all’ombra delle Brigate Rosse, e temi sociali come la questione meridionale.
Francini ha toccato temi potenti come l’importanza dello studio della storia (la conoscenza è l’unica modo che ci permette di essere liberi, e liberati), e il sentimento della vergogna, inteso come strumento di controllo, soprattutto sulle donne: “Le partigiane non denunciavano gli stupri per vergogna, come accade ancora oggi. Ma la vergogna può diventare conoscenza di sé, se restituita alla dignità di sentimento”.
Ed ancora l’amicizia, sincera solo quando il sentimento di felicità è condiviso, e l’amore di Chiara per la poesia e l’appassionato studio di ricerca.
Il titolo del romanzo è un chiaro omaggio alla mamma di Chiara, che le ripeteva quella frase da bambina, a testimoniare che “o non ci si discosta molto dal luogo dal quale proveniamo, o non tutti nascono dove possono fiorire“. In quella frase si condensa il senso di tutto: le radici non si scelgono, ma si può comunque fiorire. E resistere.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.
































