Il cantautore romano, intervistato da Savino Zaba, ha presentato il suo libro “Cento storie per cento canzoni in una piacevolissima serata
FASANO – Si è chiusa in bellezza la prima parte della rassegna “LibriAmo…tra gli ulivi”, promossa dal Mondadori Point locale e dalla sua amministratrice Laura De Mola.
Ospite dell’ultimo evento è stato il cantautore romano Luca Barbarossa, che ieri (28 luglio) in una gremita Piazza Mercato Vecchio, ha presentato Cento storie per cento canzoni” (La Nave di Teseo).
A intervistarlo, Savino Zaba, un “amico di Fasano”, così come lo ha definito la padrona di casa, Laura De Mola, che dopo i ringraziamenti di rito ha dato appuntamento a settembre.
«Un libro molto bello, per appassionati di musica e non solo – ha spiegato Zaba – che contiene risvolti sociali, politici e storici. Una scrittura pungente e sagace, frutto del vissuto di Luca».
Un libro che nasce da una canzone contenuta in “Biancaneve”, film Disney datato 1937, dal titolo Someday My Prince Will Come, composta da Frank Churchill.
L’autore, un abile pianista che a 16 anni già suona come accompagnatore dei film muti, si suicida per depressione nel 1942.
L’anno successivo nel ghetto di Terezin la banda musicale dei Ghetto Swingers la eseguirà per la prima volta in un concerto organizzato per i nazisti.
Il brano diventa così un celebre standard jazz che verrà eseguito negli anni dai più grandi della musica.
Ma sono tanti gli aneddoti che il simpaticissimo Barbarossa ha snocciolato durante la brillante conversazione con l’amico Zaba.
Dalle origini della canzone Tanti auguri a te, al suo primo impatto con la musica, seguendo in tv il Festival di Sanremo del 1967.
O la rivoluzionaria Raffaella Carrà con la sua Tuca Tuca datata 1971, brano censurato e poi sdoganato con il celebre balletto assieme al mitico Alberto Sordi.
«Il ruolo della donna in Tv, ancora oggi, è ornamentale», ha polemizzato il cantautore.
Dal Trio Lescano e le “canzoni della fronda”, alle origini yiddish di Bella Ciao, incisa per la prima volta da Yves Montand.
Non sono mancati i riferimenti ai Beatles, che hanno dato l’assist a Barbarossa per dire la sua sulla nuova musica: «Una canzone è qualcosa che tu ascolti e poi stai meglio, oggi non capita spesso».
Quanta musica resterà di oggi? Alla provocatoria domanda di Zaba, il cantautore risponde con ironica diplomazia: «qualcosa, ma a questi giovani diamogli tempo!»
Spazio anche al cantautorato italiano – da Paolo Conte al curioso aneddoto sulla genesi di Caruso di Dalla -, e a quello internazionale.
Una canzone da salvare su tutte, quella che secondo Barbarossa se il mondo dovesse svegliarsi un giorno senza la memoria delle canzoni: Like a Rolling Stone di Bob Dylan.
Fotoservizio di Mario Rosato.