
Il barbiere fasanese, amico di Patrizia, ha scritto alla nostra testata giornalistica: “Ho sempre collaborato, continuerò a farlo”
FASANO – In merito alla vicenda legata al caso della morte di Patrizia Nettis, ex responsabile della comunicazione istituzionale del Comune di Fasano, riportiamo di seguito un’intervista a Daniele Pace, barbiere fasanese e amico di Patrizia Nettis che, dopo le 13.30 circa del 29 giugno 2023, ritrovò il corpo della giornalista senza vita nella sua abitazione. Nell’ambito dell’indagine sorta dopo gli esposti in Procura dei genitori della Nettis e del suo ex marito, che non hanno mai creduto alla tesi del suicidio, Pace è stato ascoltato come persona informata dei fatti, essendo amico della Nettis e detenendo copia delle chiavi di casa che la giornalista gli aveva volontariamente lasciato per ragioni legate a eventuali urgenze.
Alle ore 13.04 del 29 giugno 2023, com’è desumibile dai verbali della richiesta di archiviazione firmata dal sostituto Procuratore di Brindisi, Giovanni Marino, Daniele Pace ricevette una telefonata dall’ex marito della vittima che, non riuscendo a mettersi in contatto con la Nettis, chiese a Daniele di provare a contattarla e a cercarla per capire dove fosse. Seguì una chiamata fatta da parte di Daniele Pace al sindaco Francesco Zaccaria, il quale riferì il fatto che la Nettis non si fosse presentata quella mattina sul posto di lavoro e che non aveva risposto alle due chiamate fatte dal sindaco stesso alla giornalista tra le 13.10 e le 13.15. Nella chiamata seguente tra Pace e Mancini F. (amica di Patrizia), quest’ultima invitò fortemente Daniele Pace a utilizzare la copia delle chiavi per accedere all’abitazione: fu in questo momento che Pace ritrovò il corpo della giornalista privo di vita e legato ad un lenzuolo. Tutto questo è riportato, in maniera dettagliata, nel fascicolo di indagine con richiesta di archiviazione.
Nelle ultime settimane, a Fasano, si è registrata la presenza dei giornalisti della redazione de “Le Iene”, che ha mandato in onda ben tre servizi durante il noto programma televisivo. Inoltre, nell’ultima messa in onda del programma, è stata già annunciata la presenza di un quarto servizio. Una delle persone raggiunte dalla redazione, e dal giornalista Max Andreetta, è stata proprio Daniele Pace che ha preferito non commentare la vicenda alle telecamere di Italia1.
Nelle ultime ore siamo stati contattati proprio da Pace che ha scelto di rilasciare una intervista spontanea alla nostra redazione giornalistica poiché – come ha asserito lo stesso pace ai nostri microfoni – “non ho alcun problema a ribadire quello che ho già detto agli inquirenti per i quali resto sempre a disposizione per tutti gli ulteriori accertamenti che vorranno disporre”.
Partiamo di qui. Perché lei ha scelto di non rispondere alla redazione de “Le Iene” e di contattare la nostra redazione giornalistica?
“Io non ho nulla contro il lavoro dei giornalisti, men che meno per quello de ‘Le Iene’, faccio il tifo per la verità da sempre e per questo, sin da subito, mi sono messo a piena disposizione degli inquirenti per far luce su questa vicenda. Non è facile ritrovarsi improvvisamente, mentre si è a lavoro, dinanzi a giornalisti che pongono domande in maniera repentina su una vicenda così delicata. Ammetto, ne sono consapevole, di aver reagito d’istinto in quel momento, prova ne è che essendo stato raggiunto più volte dagli inviati de ‘Le Iene’, l’ultima volta (giovedì scorso, le immagini dovrebbero vedersi nel prossimo servizio) ho dichiarato loro quello che sto per dire a voi: ho già detto tutto agli inquirenti, non ho per davvero null’altro da poter dire e, se fossi a conoscenza di qualsiasi altra circostanza, la comunicherei senza alcuna esitazione…”.
Le Iene sono in città perché il caso ha assunto rilevanza mediatica nazionale e i genitori di Patrizia chiedono di avere chiarezza da questa vicenda…
“…ed è anche quello che io, da padre, avrei fatto, ed è per questo che sostengo pienamente la loro legittima azione. Da parte mia, lo assicuro, tutto quello che so è scritto in quei verbali raccolti nella richiesta di archiviazione: se ci fosse altro, se sapessi altro, non avrei esitato un attimo a comunicarlo”.
Quando ha visto l’ultima volta Patrizia? Eravate molto amici? Perché le ha lasciato copia delle chiavi della sua abitazione?
“L’ho vista a cena, la sera prima della sua morte, presso la pizzeria Il Trimalchione. Siamo stati insieme fino alle 22.30 circa, dopo di che ci siamo salutati. Ho rivisto Patrizia, o meglio il suo corpo privo di vita, il giorno dopo, quando davanti ai miei occhi si è concretizzata una scena drammatica. Quello che insomma conoscete già tutti. Mi aveva lasciato copia delle chiavi presso il mio barbiere (eravamo diventati amici da quando lei era venuta a vivere a Fasano, ci accomunava la passione per la corsa) sia per consentire l’accesso alla donna delle pulizie quando lei non c’era, che veniva a prenderle presso il mio negozio, ed anche per tutte le eventuali urgenze. Patrizia ha fatto con me quello che molte persone fanno con i loro amici o i loro vicini di casa di cui si fidano. Non ho pertanto nient’altro da aggiungere rispetto a quello che ho detto, che è esattamente tutto quello che ricordo di quei momenti”.
Ci sono state più richieste di autopsia del corpo e altrettanti dinieghi da parte della Procura. Cosa ne pensa?
“Non sono avvocato né Procuratore, non conosco di certo il codice di procedura penale come chi lo studia quotidianamente e prova ad applicarlo, non avrei quindi gli elementi per dire il perché non sia stata disposta. Tuttavia, mi auguro che prima o poi questa possibilità venga data. Potrebbe aiutare a chiarire molti dubbi avanzati dalla famiglia e a dare ulteriore chiarezza alla storia”.
La sua scelta di contattarci e di parlarne apertamente a cosa è stata dovuta?
“A diversi fattori. Intanto a sgombrare il campo da qualsiasi dubbio che chiunque può aver avuto dopo le immagini televisive. Comprendo che chiunque sia legittimato a dubitare, ma la verità è questa che vi racconto oggi (e che ho già raccontato agli inquirenti). Non ci sono seconde verità. Del resto lascio che se ne occupi la magistratura, com’è giusto che sia. In secondo luogo, vi ho scritto perché resto convinto che quando non si ha nulla da nascondere, e ci si trova dinanzi giornalisti che vogliono fare il loro lavoro, la verità viene fuori senza alcun problema. Non ho altro da aggiungere. Volevo bene a Patrizia, eravamo amici, era una ragazza solare che meritava di vivere ancora a lungo”.
Negli scorsi giorni c’è stata una camera di consiglio, il Giudice per le Indagini Preliminari si è riservato di decidere sulla richiesta di archiviazione avanzata dai PM. Cosa ti auguri?
“Che qualsiasi sia la verità, si faccia presto luce su tutto”.