Il marito promette battaglia e farà opposizione
PEZZE DI GRECO – Archiviazione: una parola che suona come un pugno nello stomaco per i familiari di Viviana Delego, l’insegnante 42enne di Pezze di Greco morta presso l’ospedale “Perrino” di Brindisi il 22 dicembre dello scorso anno dopo aver dato alla luce due gemelli, un maschietto e una femminuccia.
Nei giorni scorso il sostituto procuratore della Repubblica di Brindisi, Giovanni Marino, ha chiesto la archiviazione del caso, perché non sarebbero state accertate responsabilità da parte dei medici e dei sanitari.
Toccherà ora al Gip del Tribunale di Brindisi decidere se accogliere o meno la richiesta di archiviazione.
Subito dopo il parto vi erano state complicazioni, dovute a una forte emorragia, che avevano costretto i medici a sottoporre la 41enne a quasi 20 trasfusioni.
Il giorno dopo il parto, la 42enne era stata sottoposta anche ad un delicato intervento chirurgico e a seguire era stata trasferita nel reparto di rianimazione, dove era deceduta cinque giorni.
La vicenda di Viviana Delego aveva commosso anche Papa Francesco, il quale informato dell’accaduto dal parroco di Pezze di Greco, don Donato Liuzzi, il giorno di Natale aveva telefonato a Giacomo Cofano, il marito della 41enne, per rappresentare la sua vicinanza alla famiglia.
Nel febbraio scorso, il marito della donna, Giacomo Cofano, aveva presentato una denuncia alla Procura di Brindisi, nella quale chiedeva di fare chiarezza sulla vicenda su quanto accaduto sia all’ospedale “Perrino” di Brindisi, dove la donna aveva partorito e dove purtroppo era deceduta, ma anche sui controlli e su quanto eseguito precedentemente presso l’ospedale “Miulli” di Acquaviva delle Fonti.
La richiesta di archiviazione presentata dalla Procura, ovviamente, non va giù al marito e ai familiari della donna.
“Abbiamo fatto richiesta di acquisizione degli atti – commenta a Gofasano il marito della 42enne, Giacomo Cofano -. Ci sembra veramente assurdo. Metteremo su una opposizione alla archiviazione quanto più fondata possibile perché vogliamo ottenere giustizia”.