Tra gli imputati anche 4 fasanesi
FASANO – Nel giro di 5 anni arriva il secondo annullamento da parte della Cassazione della sentenza di secondo grado relativa alla maxi inchiesta “Pioggia d’oro”.
Una inchiesta legata all’indebita percezione di contributi pubblici (una truffa che era stata stimata in circa 8 milioni di euro) finalizzati al risarcimento dei danni causati alle aziende agricole dalle calamità naturali, nella quale sono 13 gli imputati di cui 4 sono fasanesi.
L’altro ieri la Cassazione ha, infatti, annullato la sentenza del 13 febbraio 2019 dell’Appello bis, rinviando per un nuovo giudizio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Lecce.
Nel dicembre 2015 la sesta sezione penale della Corte di Cassazione, a seguito dei ricorsi presentati da tutti gli imputati, aveva annullato senza rinvio tutte le condanne relative al reato di falso per prescrizione, e, relativamente ai reati di truffa e corruzione li aveva riqualificati nel diverso reato di peculato e aveva annullato la sentenza rinviando ad altra sezione della Corte d’Appello di Lecce, relativamente al trattamento sanzionatorio e alle confische.
I giudici dell’Appello il 13 febbraio 2019 avevano inflitto nuove pene ridotte rispetto alla precedente sentenza: Angela Cucci, di Cisternino era stata condannata a 4 anni e 7 mesi di reclusione; Anna Maria Carucci, di Ceglie Messapica, era stata condannata a 3 anni di reclusione; i coniugi Martino Carucci e Domenica Prete, di Ostuni, erano stati condannati a 2 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno; Pietro Carucci, di Ceglie Messapica, era stato condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione; per i coniugi di Pezze di Greco Vincenzo Melarosa e Cosima De Matteis la condanna era stata di 3 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno; ad un anno e 15 giorni di reclusione erano stati condannati i coniugi di Montalbano, Giovanni Laporta e Isabella Caramia ; Salvatore Sollazzo, di Torre Santa Susanna, era stato condannato a 3 anni e 11 mesi di reclusione, per la moglie Palmira Monticelli, la condanna era stata di 3 anni e 6 mesi reclusione ; condanna a 2 anni e 15 giorni di reclusione ciascuno per i figli dei coniugi Sollazzo: Vito Antonio e Caterina Cecilia Sollazzo.
La Corte d’Appello, inoltre, aveva limitato per tutti gli imputati la confisca già disposta dal Tribunale di Brindisi riducendo ulteriormente sia le somme che i beni confiscati in relazione ai reati non estinti per prescrizione, e per alcuni imputati (Giovanni Laporta, Isabella Caramia) aveva revocato la confisca dei beni.
All’epoca il collegio difensivo impugnò nuovamente la sentenza in Cassazione. Sentenza che l’altro ieri è stata annullata nuovamente con il rinvio per un nuovo giudizio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Lecce per decidere nuovamente sul trattamento sanzionatorio e sulle confische.
Un secondo ulteriore ottimo risultato, dunque, quello ottenuto dal collegio difensivo che è composto dagli avvocati Massimo Manfreda, Mario Guagliani, Marcello Zizzi e Michele Fino.