Il comunicato del Movimento in riferimento alla situazione a Selva di Fasano, fra viabilità, eventi e gestione della Casina Municipale
FASANO – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Movimento In Comune.
“Era il 2016 ed un accordo politico con l’attuale sindaco sanciva che, tra le varie promesse elettorali, si dovesse finalmente rilanciare quella che era da tutti riconosciuta come la perla del nostro territorio: Selva di Fasano. Tanti sforzi erano già stati fatti per lo sviluppo (anche forse eccessivo) della costa, ma da anni invece la collina languiva in uno stato di dimenticanza assoluta da parte delle Amministrazioni.
Occasione per ripartire fu il famoso ‘Selva In Festival’: 70.000 miseri euro per un cartellone che durava ben tre mesi e miscelava intrattenimento, cultura e promozione turistica; un primo passo per arricchire ancora il nostro bellissimo territorio ed attrarre residenti e turisti. Gli operatori economici della zona in quello stesso periodo riuscirono anche ad organizzarsi in associazione e pensare qualcosa di nuovo per la Casina Municipale, un rilancio che dovesse passare anche da manifestazioni di rilievo nazionale come volano del rilancio della Selva nella sua totalità. Una iniziativa meritoria portata avanti da chi la Selva la viveva, ci viveva e la amava: troppo bello il progetto, troppo intelligente l’associazione, meglio farla morire e scegliere altro.
Infatti, evidentemente, qualcuno non gradiva questo fermento intorno alla nostra frazione: tutti pronti a ricordare i tempi di Aquilino Giannaccari ma nessuno poi con la reale voglia di scuotere Viale Toledo dal coma in cui stava sprofondando. Ecco quindi il taglio di Selva in Festival, (con i fondi dirottati per costosissimi concerti a pagamento in centro), ecco l’accantonamento delle proposte degli operatori silvani a favore di un sedicente mega progetto di una nota cordata turistica.
A 5 anni da quei fatti cosa abbiamo in mano noi fasanesi? Una Casina Municipale che trascina carponi i resti del suo antico prestigio, non un’ombra dei quasi 400.000 euro che dovevano essere spesi per il suo rilancio e la sua riqualificazione, un servizio di accoglienza turistica ridotto al lumicino, niente bagni pubblici, niente parcheggi riqualificati, viale Toledo illuminata in maniera pessima, una inferriata della Casina che si poggia su cemento marcio, le strade ormai ridotte ad un safari fra asfalto di epoca risorgimentale e radici affioranti, un programma turistico inesistente ed una serie di serate desolate dove neanche a ferragosto si riesce a vedere Viale Toledo piena di gente.
Un pasticcio in cui chi doveva fare non ha speso un euro e chi doveva controllare si è ben guardato dal farlo; un appaltatore che lasciava tutto a pezzi ed una Amministrazione che continuava a dire che ‘andava tutto bene Madama la Marchesa’, senza neanche verificare gli introiti di affitti e TARI: un disastro in cui non sai chi è la causa e chi l’effetto.
E poi, l’ultima chicca nota a tutti, la ciliegina finale: l’isola ecologica ad insultare turisti e residenti. Non abbiamo fatto alcuno sforzo a raccogliere, insieme agli amici di Fratelli d’Italia e dei Circoli, centinaia di firme: sono venuti da soli i Silvani a protestare per quel pugno nell’occhio che è la ‘nuova’ isola ‘ecologica’. Un pugno nell’occhio di tutti i fasanesi, (dove ancora campeggia la vecchia struttura di raccolta!) ed un nome nuovo di zecca già affibbiato dai residenti: ‘il recinto dei cani’.
Ma chi dobbiamo ringraziare per tutto questo? L’assessore all’Ecologia, forse troppo impegnato nella sua autopromozione, più che impegnato ad utilizzare terreni comunali più idonei e periferici? Oppure l’intera Giunta per avere lasciato che Selva di Fasano sprofondasse su stessa? Alcuni imprenditori, coraggiosamente vogliono ancora investire in questa località, invertendo la tendenza di avere solo ricordi e locali tristemente chiusi o mai terminati, ma è necessario dare loro subito delle risposte ed un aiuto concreto.
E l’aiuto non può essere certo quello di mettersi solo a giocare con la viabilità della frazione, con una incompetenza pari alla sfoggiata supponenza, né può essere quello di ‘destagionalizzare’ una Mostra dell’Artigianato che voleva vedersi riprogettata ed abbiamo invece ritrovato snaturata, senza più né anima né pubblico.
Il sindaco e la sua giunta non possono scaricare poi tutto e solo sul privato, adducendo l’impotenza del pubblico: il pubblico può e deve regolare, dirigere, indirizzare. E se non lo fa vuol dire che le ragioni possono essere solo due: o non vuole farlo oppure non è in grado. E noi, sommessamente, propendiamo per la seconda ipotesi.”