Il direttore del Centro Studi “Il Dolmen” invita l’amministrazione a pensare alle future generazioni
MONTALBANO – Lo scorso 29 aprile, nell’auditorium dell’Istituto Comprensivo “G. Fortunato” di Montalbano, si è tenuto il penultimo incontro pubblico, utile alla redazione del Piano Urbanistico Generale (PUG) della città di Fasano. Alla presenza del sindaco Francesco Zaccaria, degli assessori Gianluca Cisternino e Antonio Pagnelli e dei consiglieri comunali Madia Decarolis e Franco Mastro, è toccato al dirigente comunale dell’ufficio urbanistica, ing. Leonardo D’Adamo, introdurre i lavori con una affermazione inequivocabile: “Il PRG è vecchio e superato”.
“Come dargli torto! – afferma in una nota Massimo Vinale, direttore del centro studi “Il Dolmen”-. In effetti, il PRG vigente è stato adottato dal Consiglio comunale nella primavera del 1988. Segno evidente che la sua genesi è avvenuta a far data dai primi anni ‘80. Stiamo, cioè, parlando ci circa 40 anni fa; quando la matita era lo strumento tecnologico più avanzato dei pur bravi tecnici progettisti. Sono poi seguite le osservazioni dei privati, circa 200; finché, nel 1989, l’assise municipale non ha approvato le relative controdeduzioni. Tuttavia, l’intero fascicolo è giunto in Regione solo nell’autunno del 1990. Bisognerà attendere il 1994 per vedere approvato, con prescrizioni, il nuovo PRG; ma solo nel 1999, l’assemblea comunale recepirà ed approverà le prescrizioni regionali e ritrasmetterà il tutto in via Capruzzi.
Nel settembre 2001, a distanza di 13 anni dalla sua adozione, la Regione Puglia ha approvato definitivamente il piano regolatore della città di Fasano, tuttora vigente. Dal 2001 anche l’ex territorio circoscrizionale di Montalbano e Speziale è entrato, a pieno titolo, in una tavola del PRG della città di Fasano. Fino ad allora, infatti, ci si è dovuti accontentare di una “perimetrazione” che andava assai bene ad alcuni e meno bene a tanti altri.
Fatta tale premessa “storica”, è bene dare atto dell’ottimo lavoro sin qui svolto dal Raggruppamento dei Tecnici Progettisti (RTP), coordinato dall’architetto Nicola Ferdinando Fuzio. Vale la pena ricordare, inoltre, che Fasano è tra i 40 comuni pugliesi (su 257) che stanno adottando il PUG. Non a caso, forse, sulla locandina promozionale dei citati incontri pubblici si legge: «Un piano urbanistico non è (…) un documento che interessa esclusivamente i tecnici e gli addetti ai lavori, ma l’occasione per la comunità intera di disegnare il futuro del proprio territorio». Nella sua apprezzata relazione, l’arch. Fuzio ha ben sottolineato tale aspetto, rilevando, altresì, le criticità che, ad oggi, hanno in parte frenato lo “sviluppo urbano sostenibile”; quello cioè capace di integrare qualità ambientale, risorse locali, crescita economica e nuove forme di occupazione.
La “mappa interattiva” dell’arch. Fuzio (altro che “matita tecnologica”) ha davvero dato perimetro alle potenzialità di un territorio che negli ultimi decenni sta vivendo una trasformazione spontanea, non sempre coerente, cioè, con le datate norme di attuazione del vigente PRG. Basti pensare che le prime autorizzazioni a trasformare le nostre (lussuose) masserie in strutture turistico – ricettive sono dovute passare attraverso l’espediente dell’agriturismo. Un po’ come autorizzare l’Hilton Hotel come affittacamere. Fuzio, col garbo del serio professionista, non ha mancato di “vedere” i limiti dell’attuale PRG: “è stato calato dall’alto in maniera omogenea su realtà territoriali eterogenee”. Si pensi al replicare delle “zonizzazioni” su ogni angolo dei 13 mila ettari di territorio fasanese, prevedendo centri storici (Zona A) anche lì dove questi non ci sono, come in quel di Montalbano.
Non è un caso, dunque, che nell’ambito dell’iniziativa “Take it slow”, promossa dall’assessorato al turismo, la nostra città è stata, giustamente, votata e denominata come “Terre di Fasano”.
Il nuovo PUG, ha osservato ancora l’architetto Fuzio, deve essere disegnato dal basso, nel rispetto delle differenti peculiarità dei territori. Savelletri, per esempio, ci si permette di aggiungere, non ha più bisogno di essere individuata col complemento di luogo “di Fasano”; avendo, ormai, un brand tutto proprio. Anche Torre Canne si candida a diventare la seconda perla del “mare nostrum”; tanto che Pozzo Faceto risente positivamente del PIL della località termale. C’è poi l’ultimo lembo di Murgia, Laureto e Selva, a dare l’idea più compiuta delle “terre di Fasano”. Il centro della città, poi, rivendica naturalmente il suo ruolo, non soltanto per storia e attitudini; ma anche e soprattutto per il profilo di modernità che da sempre la contraddistingue.
Non ultima, Pezze di Greco non sarebbe stata frazione nemmeno in aritmetica, se solo fosse capitata in una provincia diversa. Per avere maggiore contezza delle “differenti peculiarità” del nostro territorio, basta dare un’occhiata al mercato immobiliare fasanese per rendersi conto che siamo “altrove” pur rimanendo nello stesso comune.
All’elenco, manca la frazione più a sud di Fasano. Purtroppo, Montalbano arranca persino rispetto alla brillante Speziale, che del panzerotto ha fatto il suo biglietto da visita più buono. Sarà un caso, ma, tranne Montalbano, tutti gli altri centri abitati comunali (Fasano centro, Pezze di Greco, Pozzo Faceto, Speziale) hanno tutti sfruttato e continuano a sfruttare il “traffico” di via Roma, di corso Nazionale, della Strada provinciale n. 7 e di via Lecce. Solo a Montalbano, quindi, la Strada statale 16 continua a rappresentare un “pericolo” e non un’enorme opportunità.
Se a ciò aggiungiamo la devastante crisi dell’agricoltura, il pesante calo demografico, l’insensatezza delle “Zone C” e gli spropositati vincoli idrogeologici della “frazione sudista”, l’unica sentenza che si può scrivere è quella di condanna, anche per le future generazioni. Inoltre, a fronte di un’emigrazione giovanile costante, studentesca in particolare, manca persino l’immigrazione economica; tanto da lasciare vuote circa il 40% delle abitazioni, quasi tutte da ristrutturare.
Il PUG rappresenta, dunque, l’ultima opportunità per la comunità di Montalbano. Conseguentemente, l’amministrazione Zaccaria ha un’enorme responsabilità, specie nei confronti delle future generazioni. Beninteso! A Montalbano non servono nuove aree edificabili; basta rivedere gli indici di fabbricabilità delle “zone di espansione” già esistenti. Serve, piuttosto, guardare alla SS 16 non più come ad una minaccia, una fonte di pericolo; ma come ad un enorme giacimento turistico che ha bisogno di essere sfruttato e di non rimanere semplicemente traffico.
C’è bisogno di pensare a strutture ricettive leggere, al servizio dell’esponenziale flusso di visitatori che triangola tra i territori di Fasano, Ostuni e Cisternino; per non parlare della zona costiera, tra Tavernese e Rosa Marina, e quello della vicina Valle d’Itria. Serve, insomma, programmare lo sviluppo “lato mare” di Montalbano, fatto non di nuove case e serre fotovoltaiche; ma di strutture ricettive extralberghiere, commerciali e di servizio che nel food & beverage e nell’accoglienza di prossimità, trovino la chiave di volta di una nuova economia, capace di attrarre persone, servizi, lavoro e investimenti.
Se poi si avrà la lungimiranza di armonizzare la nuova realtà all’interno del Parco delle Dune Costiere, il “banco” rischia davvero di vincere e di far saltare solo i parolai e i teorici del nulla.
Montalbano deve diventare un’enorme “stazione di servizi” per i tanti turisti in transito; un centro commerciale diffuso, un grande autogrill capace di offrire “piazzole di sosta” nell’albergabici, nelle masserie, in prossimità degli insediamenti rupestri e del megalite di contrada Pisco Marano. Montalbano deve, insomma, diventare, tra le “terre di Fasano”, la “terra del Domen”.