Il consigliere comunale Vito Bianchi denuncia il degrado dell’oasi naturalistica della Selva
FASANO – Il consigliere comunale Vito Bianchi ha denunciato l’incuria a cui è soggetta da anni l’orto botanico della Selva, attaccando direttamente l’amministrazione Zaccaria.
“Confesso di avere nutrito un moto di intima soddisfazione – si legge nel comunicato del consigliere di In Comune – nel recarmi all’orto botanico della Selva di Fasano, il pomeriggio di sabato 5 giugno 2021: nella Giornata mondiale dell’Ambiente, quale ricorrenza migliore per inaugurare un’oasi naturalistica? Nei giorni scorsi, il sindaco Francesco Zaccaria aveva proclamato, trionfante, la riapertura di quello che avrebbe dovuto essere un magnifico giardino, in cui ammirare le piante tipiche della nostra flora collinare e creare un luogo di accoglienza meraviglioso, con l’ausilio di associazioni del territorio. E fa niente che, nei suoi comunicati, il sindaco avesse dimenticato di ricordare come, un simile progetto, derivasse da una specifica mozione che io stesso, e io solo, avevo portato all’approvazione del consiglio comunale nel febbraio 2020. Ma non mi importava essere ringraziato per la proposta, e per aver ridato una speranza alla riattivazione dell’orto botanico della Selva di Fasano, che nel mio intento progettuale va legato fisicamente al percorso degli Scalini di San Donato: l’importante era che il mio progetto venisse varato, e che uno dei luoghi più belli del comprensorio potesse rinascere.
Con questi auspici mi sono quindi portato, anche in anticipo rispetto all’orario di inaugurazione, nel sito che finalmente poteva rinascere. E però, una volta giunto sul posto, la realtà si è subito rivelata diversa da quanto potessi immaginare. Perché l’orto botanico della Selva di Fasano versa in condizioni vergognose: erba secca e infestante dappertutto, cancelli divelti e abbandonati per terra, il centro direzionale (una bella costruzione a trulli con spiazzo antistante) invaso da sporcizia, cartelli delle specie arboricole ormai scorticati, essenze e alberi lasciati all’incuria, i paletti con la cordicella per favorire il passaggio completamente irriconoscibili, cisterne malchiuse, l’aia storica invasa da erbacce e, ciliegina sulla torta, una montagna di materiale edilizio di risulta che è stata riversata sul suolo dell’oasi. Davanti ai miei occhi di cittadino silvano, ecco che all’improvviso si è materializzato un quadro assolutamente orribile di come un bene pubblico così pregiato possa precipitare nel gorgo dell’incuria e dell’abbandono.
Mi sono chiesto: come è possibile? Come si può assegnare alle associazioni di volontariato un patrimonio tanto prezioso in tali condizioni? Fossi stato il sindaco Zaccaria, mi sarei vergognato di consegnare al pur lodevole mondo dell’associazionismo la testimonianza di così tanta bruttezza e trascuratezza. Perché è davvero una vergogna aver condotto allo sfacelo quello che avrebbe potuto essere un gioiello di natura. Le foto che allego, credo, parlino da sole. Finale della storia: prima che la cerimonia di “consegna” dell’orto botanico fosse trionfalmente celebrata, sono andato via, molto mestamente. Consapevole di come il degrado ambientale, il disinteresse per il territorio e la noncuranza dei beni pubblici, in cinque anni di governo cittadino, sia una delle cifre distintive dell’amministrazione del sindaco Francesco Zaccaria. E rassegnandomi al fatto che, se non cambieranno presto le cose, il nostro sarà sempre più un paese senza speranza”.