Conclusa la settimana della memoria nel 2° circolo “Giovanni XXIII”
Si è tenuto ieri mattina l’incontro, con un nutrito gruppo dei bambini del 2° circolo di Fasano “Giovanni XXIII” in via Mignozzi, dei coniugi Dario e Aida Foà, sopravvissuti all’orrore dell’Olocausto. Presenti l’assessore alla pubblica istruzione Cinzia Caroli, le docenti e la Preside dell’istituto Federica Gennari.
A introdurre l’incontro, che va a concludere una serie di eventi dedicati alla giornata della memoria, l’assessore Caroli che ha parlato ai bambini e alle docenti presenti della necessità di farsi testimoni non solo dei numeri dell’Olocausto, ma anche dei rischi legati all’odio e al razzismo che ancora oggi rappresentano una piaga sociale.
“Diventiamo vaccino contro l’odio diffondendo amore” – ha proseguito l’assessore – ricordando anche gli altri eventi svoltisi in quest’ultima settimana, come la visione del cartoon La Stella di Andra e Tati circa la vita delle sorelle “gemelle” Andra e Tatiana Bucci sopravvissute ad Auschwitz.
In seguito la parola è passata ad un’emozionata Aida Foà che ha raccontato della sua storia piuttosto travagliata, a partire dall’infanzia in Toscana per finire con la fuga clandestina in Svizzera a seguito delle leggi razziali del 1938.
Attraversato il confine Aida si ritrova separata dai propri genitori che preferiscono affidarla alle cure di una famiglia protestante. Prosegue poi gli studi a Zurigo e vive con un’altra famiglia a Losanna. Tornata infine in Italia, ha potuto finalmente riprendere la scuola e ritrovare i suoi genitori, ma non ha mai smesso di avere paura.
“Sono stata separata dai miei genitori, sono stata molestata e ho subito violenze di ogni tipo. Ma sono qui per raccontarvelo, affinché voi diffondiate il messaggio che vi sto portando. Io sono stata fortunata, molti miei coetanei purtroppo non ce l’hanno fatta” ha proseguito poi Aida passando la parola al coniuge Dario.
“Da quel momento fummo marchiati come razza ebraica, come se fossimo degli animali” racconta Dario che all’epoca era un semplice bambino di 7 anni che non comprendeva perché improvvisamente ai bambini ebrei non fosse permesso di andare a scuola o giocare con gli altri bambini.
Dario è riuscito ad andare a scuola non con poche difficoltà visto la necessità di formare una classe speciale per bambini di razza ebraica di almeno dieci persone, quando purtroppo erano solo in nove.
“Ricordo che il preside chiuse un occhio quando facemmo iscrivere il mio fratellino di 5 anni in modo da poter formare la classe” – ha proseguito Foà – “ma non era semplice vivere. Eravamo affamati, isolati da quelli che un tempo erano i nostri amici, non avevo nessuno con cui giocare.”
Ma Napoli si ribella ai nazisti nelle quattro giornate del settembre 1943. Ed è così che Dario si salva dalla deportazione nei campi di concentramento e prosegue coi suoi studi, riassaporando la libertà perduta con le leggi razziali.
Dario e Aida si conoscono poi nel 1958 a Siena e decidono di sposarsi lo stesso anno. Dagli anni ’80 portano la loro testimonianza, a lungo sopita per cercare di dimenticare gli orrori subiti in quanto ebrei, in giro per le scuole d’Italia perché la loro promessa è quella di “raccontare la storia vissuta finché avremo la forza”.
Ed è proprio la forza del ricordo e il desiderio di diventare “testimoni viventi” che i coniugi Foà hanno voluto trasmettere ai bambini, in modo che quel che è stato non accada mai più.