Consegnato dalla Società Operaia di Montalbano insieme alle borse di studio per i soci e figli di soci
MONTALBANO – Si è tenuta ieri sera a Montalbano, nel pieno rispetto delle norme anti Covid, la consueta cerimonia di consegna della Borsa di studio in memoria dei soci fondatori defunti e del Premio “dottor Vittorio Carparelli”.
Una iniziativa organizzata dalla Società operaia e artigiana di mutuo soccorso della frazione, presieduta da Cosimo Semerano, che anche quest’anno, con la borsa di studio giunta alla 31.ma edizione, ha consegnato una serie di riconoscimenti ai soci e ai figli di soci che si sono distinti negli studi e che hanno conseguito con profitto la licenza elementare, media, la maturità, la laurea.
Il premio “dottor Vittorio Carparelli”, giunto alla 21.ma edizione, viene invece assegnato a chi si è distinto in campo sociale, culturale e del lavoro, conseguendo risultati che danno lustro alla comunità di Montalbano.
La manifestazione, trasmessa in diretta web sulla pagina Facebook della Società Operaia di Montalbano, condotta da Vincenzo Zizzi, ha visto gli interventi del presidente del sodalizio di mutuo soccorso, Cosimo Semerano, e in rappresentanza delle famiglia Carparelli del giovane nipote del dottor Carparelli, l’omonimo Vittorio Carparelli.
Questi gli studenti premiati a cui è stata assegnata la borsa di studio: per la licenza elementare Fabiana Natola, Lucia Moretti, Martina Minoia; per la licenza media (scuola secondaria di primo grado) Maria Chiara Mola e Maira Petrella; per la maturità Ludovica Miccolis, Manuela Angelini, Giada Cofano e Simona Sabatelli; per la laurea Angelica Palmisano (laurea magistrale in ingegneria gestionale), Madia Decarolis (laurea magistrale in giurisprudenza), Mery Laghezza (laurea magistrale in giurisprudenza).
Il 21.mo premio “dottor Vittorio Carparelli”, invece, è intitolato alla memoria del medico condotto che ha svolto, amorevolmente, con impegno e per quasi 50 anni la sua professione nella frazione.
Da molti anni ormai, il premio “dottor Vittorio Carparelli” è assegnato ai “Figli di Montalbano” che si sono distinti in tutti i campi della vita sociale, culturale e lavorativa e che con il loro operato hanno dato lustro alla comunità di Montalbano.
Il dottor Carparelli, per tutti “don Vittorio”, giunse a Montalbano da giovane medico nel 1947, quando nella frazione venne istituita la prima ed unica condotta medica. Da quel momento don Vittorio entrò nel cuore dei montalbanesi. Da tutti viene ricordato come il medico del sorriso, ed è stato per Montalbano una vera e propria istituzione. Sempre pronto e disponibile, notte e giorno, a prestare soccorso e cure mediche ai residenti della frazione e agli abitanti delle campagne.
Quest’anno il premio è stato assegnato al teologo laico montalbanese Gabriele Palasciano.
Il giovane Gabriele Palasciano, 35 anni, dai modi affabili e discreti, è laureato in storia alla Sorbona di Parigi, in teologia protestante all’Università di Strasburgo, in teologia cattolica all’Università di Friburgo, e con studi di assiriologia e di esegesi compiuti all’École biblique et archéologique française (Ebaf) di Gerusalemme, già assistente alla facoltà di teologia protestante dell’Università di Ginevra (fondata dal riformatore Giovanni Calvino), è attualmente dottorando in filosofia della religione presso l’Università di Vienna.
Da sempre attento al dialogo con la cultura contemporanea, sensibile alle dinamiche del nichilismo e dell’ateismo postmoderno nella società, Palasciano nella sua ricerca si concentra sulla storia della teologia, la storia dei dogmi, il dialogo interculturale e interreligioso, oltre che il pensiero del filosofo argentino Juan Carlos Scannone, che approfondisce recandosi per le sue ricerche dottorali a Buenos Aires.
Palasciano è stato autore negli ultimi anni di tre volumi: una pubblicazione italiana per Rubbettino (2017) e una francese per L’Harmattan (Parigi, 2019); e ultimo lo scorso settembre l’opera intitolata “Dieu de raisonou de violence?” (Dio della ragione o della violenza?) uscita Lione per i tipi della casa editrice Olivétan. Quest’ultima opera è composta da circa trecento pagine, ed è stata da lui curata coinvolgendo diciassette tra teologi, filosofi e politologi di varia nazionalità (Canada, Francia, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti d’America, Svizzera) e di molteplici sensibilità, soprattutto cristiana (cattolico-romana, protestante, anglicana, ortodossa) ed ebraica.
Tra questi, spiccano i nomi di studiosi di importanza mondiale, ad esempio il filosofo William Cavanaugh dell’Università DePaul di Chicago, il teologo anglicano e teorico politico John Milbank dell’Università di Cambridge, l’indonologo e “padre” della teologia comparata Francis X. Clooney dell’Università di Harvard, la teologa ebrea Ruth Langer del Boston College, il teologo Hermann Häring dell’Università di Tubinga (amico intimo e collaboratore del celebre Hans Küng), il teologo Severino Dianich.
Ad arricchire l’opera, la prefazione di Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli.
In dialogo con le parole di Benedetto XVI, gli studiosi esprimono il loro accordo o disaccordo sui punti teologicamente critici e capitali del famoso “Discorso di Ratisbona” tenuto da Benedetto XVI il 12 settembre 2006 all’Università di Ratisbona, in Germania, e considerato una pietra miliare nella storia del pensiero occidentale.