Le parole e il ricordo di Don Donato Lioi
FASANO – Riceviamo e pubblichiamo le parole di Don Donato Lioi in merito alla Festa di San Luigi Guanella, che ricorre oggi (24 ottobre) in ricordo di quando nel 1937, nello stesso giorno la casa orfani nota come “Sacro Cuore” passa nelle mani dei guanelliani. Già in più fasi (qui e qui gli articoli), Don Luigi si è speso nel ricordo di Don Sante Perna, e di come la Comunità del Sacro Cuore si sia nel tempo trasformata.
Oggi, lo stesso vuole ricordare Don Guanella come “un insigne modello nella generosità totale nella capacità di farsi prossimo di chi è nel dolore, nella tenacia e nello spirito di sacrificio; un Uomo, immerso nella vita, nelle idee, nelle passioni, nelle azioni del suo tempo, che volle permeare tutta la sua esistenza di carità”.
Dopo aver narrato l’infanzia e gli studi di Don Luigi Guanella, e di come divenne Santo il 23 ottobre 2011, con la Festa Liturgica fissata alla data odierna, Don Donato ha voluto soffermarsi sulla famiglia guanelliana oggi: “Don Luigi dovrebbe essere conosciuto, prima di tutto, come un membro di questa Famiglia; uno che, prima di rappresentare un termine di preghiera e di devozione, è uno di noi. Don Guanella è comasco, per la legge e nel cuore. Ma allo stesso tempo ha sposato la novità dello Spirito che, per vie provvidenziali, gli suggerisce ‘un altro ministero’ rispetto a quello strettamente canonico della cura d’anime e così passa dalla parrocchia tradizionale alle sue istituzioni, ma è prete qui e lì senza fratture interiori, all’obbedienza del suo Vescovo sì, ma anche nell’ascolto dello Sposo che apre altre vie. Continuità nella novità.
Ecco: sapremo riscoprire queste due anime del sacerdozio di don Guanella? Se nel Rituale della Pasqua gli Ebrei prevedono la riservazione di un posto per il profeta Elia, a me pare che nella Chiesa di Como e nelle assemblee guanelliane si dovrebbe riservare un seggio per don Guanella, figlio e frutto di quella Chiesa e della sua famiglia.
Fu così che i suoi seguaci dal 1937 sono a Fasano a coltivare, modernizzare, quello che Mons. Sante Perna aveva piantato insieme ai suoi paesani, e tutto viene svolto con l’obiettivo caro alla pedagogia guanelliana: ‘vedere, prevenire, provvedere’. Quel ‘laboratorio’ oggi compie 86 anni di presenza Guanelliana, e si riassume in un solo obiettivo: investire nell’educazione.
“Siamo ripartiti dagli ospiti delle Comunità Educative – prosegue Don Donato –, dalle loro energie e dai loro talenti così da definire un progetto educativo personalizzato all’altezza dei tempi e delle necessità della nuova società. Abbiamo capito che il futuro occupazionale dei nostri giovani, una volta finito il percorso scolastico, dipende, oltre allo studio, da un più efficiente raccordo e dall’integrazione tra i percorsi di istruzione e formazione e il mercato del lavoro.
I nostri giovani, una volta terminato il periodo di Comunità, incontrano il lavoro in età troppo avanzata e, per di più, con conoscenze spesso poco spendibili anche per l’assenza di un vero contatto precedente con il mondo del lavoro. È quindi necessario investire sempre di più nell’educazione di questi giovani, offrire loro più sostegno e opportunità al passo con i cambiamenti sociali in atto creando un capitale umano qualificato che contribuisca allo sviluppo del futuro del Paese”.
Don Donato Lioi ha infine ricordato molte delle iniziative nei servizi di prima accoglienza nel periodo estivo, senza dimenticare l’associazione degli ex allievi, che con le esperienze di vita maturate diedero vita a dei raduni annuali negli anni ’80. “Oggi – ricorda Don Donato – l’Associazione non è morta ma i contatti si sono riversati sui social. È stata per anni un luogo di incontro di persone legate dagli ‘stessi valori educativi’ ricevuti in gioventù e riproposti nel contesto familiare, sociale, politico, professionale.
I nostri Fondatori, Mons. Sante Perna e San Luigi Guanella, sempre li hanno considerati una presenza particolarmente preziosa e di grande valore; ancora in vita, ad essi hanno indirizzato parecchie lettere fomentandone il desiderio di appartenenza e di collaborazione a livello tipicamente laicale convinti che, anche per essi, c’era uno spazio proprio di azione nel fare, con loro, del bene sempre, del bene a tutti e del male mai a nessuno.
Oggi, da parte dei religiosi responsabili dell’Opera ci si augura che detta presenza, considerata un po’ come la mano sinistra della Congregazione, non abbia a venir meno per alcuna ragione: lungo è l’elenco delle persone che costituiscono questo gruppo nel quale ci piace anche inserire l’altrettanto lunga teoria dei benefattori che, oltre alla simpatia e cordialità delle relazioni che li animano nel rapportarsi con la Casa Sacro Cuore, contribuiscono concretamente al sostegno della sua attività con offerte destinate ad implementare i contributi degli Enti pubblici, mai sufficienti ad erogare un servizio di qualità come richiesto dalla nostra attuale cultura moderna che porta a vedere gli ospiti non tanto come dei ‘poveretti’ ma come persone che sono soggetti di diritti ben precisi.
Grazie a voi tutti, siete preziosi ed il Signore vi benedica”.