Anche sul portatile della vittima, ritrovato dopo oltre due mesi, saranno compiuti i dovuti accertamenti da parte della Procura
FASANO – C’è una novità nella inchiesta, che va avanti da qualche settimana, sulla morte della giornalista Patrizia Nettis, ex addetto stampa, ed esperta in comunicazione istituzionale, del Comune di Fasano e trovata priva di vita nella sua casa a Fasano il 29 giugno scorso.
Una vicenda che da settimane è trattata anche dalle maggiori testate giornalistiche nazionali.
L’altro ieri è stato ritrovato il computer portatile della vittima. Il dispositivo informatico Mac Air mancava all’appello dal giorno del ritrovamento del corpo senza vita della 41enne. Al computer i Pm titolari della inchiesta, Giuseppe De Nozza e Giovanni Marino della Procura della Repubblica di Brindisi, attribuivano grande importanza in quanto utile ad acquisire ulteriori elementi.
Tra l’altro la sparizione del computer era stata denunciata nei giorni scorsi anche da parte del Comune di Fasano, ente presso il quale la giornalista lavorava.
L’altro ieri il portatile è stato ritrovato. A quanto pare sarebbe stato ritrovato in un cassetto di una scrivania in uno degli uffici comunali.
Adesso anche sul computer saranno compiuti dalla Procura i necessari accertamenti informatici, così come accaduto sia per il telefono cellulare e per l’Apple Watch della vittima, che per il telefono cellulare dell’indagato (un imprenditore 40enne di Fasano).
Tra qualche giorno proprio gli esiti della perizia compiuti su questi ultimi dispositivi elettronici sarà consegnata alla Procura dall’esperto incaricato dai Pm.
Le ipotesi di reato sui quali sta lavorando la Procura sono due: istigazione al suicidio e atti persecutori.
I familiari della giornalista, originaria di Gioia del Colle e che ha lasciato un bimbo di 9 anni, vogliono vederci chiaro poiché non crederebbero alla tesi del suicidio.
Per questo il legale della famiglia Nettis, l’avvocato Giuseppe Castellaneta, nelle settimane scorse ha richiesto la riesumazione del corpo e l’autopsia e sta svolgendo indagini parallele al lavoro della Procura di Brindisi.
Nella inchiesta, come dicevamo, c’è un indagato, un imprenditore 40enne di Fasano, a carico del quale è scattata, nel mese di luglio, una perquisizione, nel corso della quale è stato anche sequestrato il telefono cellulare dell’indagato. Anche il telefono cellulare della giornalista, insieme al suo Apple Watch, erano stati sequestrati sempre a luglio.
Gli inquirenti stanno battendo tutte le piste, sulla base anche di alcune testimonianze che avrebbero raccontato di una lite della 41enne, precedentemente alla sua morte, con due persone e di una telefonata nel corso della quale la stessa avrebbe detto a qualcuno “mi hai rovinato la vita”.
E tra le persone sentite dalla Procura vi è anche l’ex marito della vittima che lunedì scorso è stato ascoltato dagli inquirenti.