Nell’ultimo appuntamento del 2022 della rassegna organizzata dal Mondadori Point locale di Laura De Mola la lectio magistralis del noto scrittore e critico d’arte
FASANO – Ancora un ritorno a Fasano. Questa volta è toccato a Vittorio Sgarbi, che ieri, 19 dicembre, nella bella cornice di Masseria Torre Coccaro ha presentato il suo ultimo lavoro editoriale: Canova e la bella amata, edito da La Nave di Teseo.
Il noto scrittore e critico d’arte è stato ospite della rassegna “LibriAmo…tra le masserie”, organizzata dal Mondadori Point locale di Laura De Mola, che come di consueto ha introdotto la serata con il benvenuto e i doverosi ringraziamenti. A introdurre Sgarbi il direttore di Affari Italiani Angelo Perrino, che si è ritagliato alla fine un paio di domande.
Antonio Canova è uno scultore sottovalutato, e spesso anche maltrattato, per questo Sgarbi, che ha un parere differente, gli ha voluto dedicare questo libro in occasione anche del bicentenario dalla sua morte. «Canova rappresenta la sintesi perfetta tra il mondo antico e quello moderno – ha dichiarato il critico – tanto acclamato in vita quanto stroncato dopo la morte, per fortuna è stato riscoperto nel Novecento».
Un destino artistico articolato quello dello scultore nato a Possagno, che lo ha portato alla vera prima celebrazione quest’anno. Un percorso lento e faticoso cominciato negli anni cinquanta con la stroncatura di Roberto Longhi, uno dei più grandi critici d’arte del tempo, che lo definì, erroneamente, uno scultore nato morto. «Ma l’arte ferma il tempo. Canova, attraverso la sua rilettura dei modelli classici, fa diventare vivi i morti. Il marmo diventa carne e smentisce Longhi», ha sottolineato Sgarbi.
Coadiuvato da alcune immagini, il critico ha illustrato la perfezione e la bellezza di alcune opere dello scultore: da Paolina Borghese («che Canova proietta nel mito trasformandola in Venere. Un esempio del presente che diventa mito e rende senza tempo il moderno»), a Le tre Grazie, da La pace di Kiev al ritratto di Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, da Amore e Psiche a un calco della testa di Elena. Calco che porta all’unica novità di questa mostra, organizzata dallo stesso Sgarbi. Si tratta di una scoperta fatta proprio dal critico in una villa di Cremona: una testa ribattezzata “La bella amata” (quella del titolo del volume, appunto). E ancora Sgarbi ha poi ribadito anche il ruolo politico che Canova assunse in vita. Fu infatti inviato in Francia con l’incarico di far rientrare in patria le opere trafugate da Napoleone. Ci riuscì in gran parte, e per questo va ricordato e apprezzato. «L’artista ha l’obbligo morale di preservare l’arte».
Interessanti, a chiusura di serata, gli spunti offerti dal direttore di Affari Italiani, Perrino. Come il concetto dell’arte che avvicina al divino. «L’artista crea opere immortali, e in questo si avvicina a Dio che è il Creatore per eccellenza – ha affermato Sgarbi –. Dio crea bellezza, l’artista la potenzia».
O come la Fede. «La Fede è la scorciatoia dei semplici per arrivare a Dio. Perché si ha paura di morire, non la si accetta. Ecco che l’arte e la fede sono tentativi per sfuggirle».
Il prossimo appuntamento con la rassegna è domenica 8 gennaio, con Mino Grassi che presenta La felicità degli infelici.