Riceviamo e pubblichiamo questa lettera a firma di Claudia Turchiarulo
FASANO – “Era circa la metà di febbraio quando un parente prossimo telefonava a mia madre per informarla di una nuova ordinanza secondo cui il comune avrebbe provveduto a riesumare mio padre, qualora non ci fossimo occupati per tempo della burocrazia apposita.
A comunicarglielo era stato un suo amico che lavora al cimitero.
Immediatamente mi sono mobilitata per appurare la realtà dei fatti, e ho scoperto con profondo rammarico che l’ordinanza dirigenziale numero 30 del 14 febbraio 2022 stabiliva che i parenti dei defunti che al 31 dicembre 2021 fossero stati sepolti all’aperto da più di dieci anni avevano tempo fino al 31 marzo per inoltrare la domanda di riesumazione del proprio estinto.
In assenza della stessa, il comune avrebbe provveduto a sistemare i resti dei defunti in oggetto nell’ossario, senza diritto di replica.
Lì è iniziato, quindi, il mio calvario.
Premetto che in famiglia eravamo consapevoli di doverci occupare della questione, ma speravamo di poter attendere ancora un paio d’anni, per paura che papà non fosse ancora pronto.
Va detto, infatti, che mio padre è venuto a mancare il 17 dicembre del 2011, a 51 anni e nel pieno della salute e della forma fisica.
Quindi, tecnicamente, la scomparsa del suo corpo potrebbe non essere tanto rapida quanto quella di una persona anziana. (So che esistono termini più tecnici per spiegare la vicenda, ma mi rifiuto di pronunciarli, visto il profondo dolore che nutro mentre ne parlo).
Insomma, ci saremmo occupati della sua riesumazione dopo dodici anni, anziché dieci. Di sicuro non miravamo a disinteressarcene come può essere accaduto in altri casi, considerando che si possono trovare “sotto terra” ancora salme risalenti al 1997, al 2002, ecc.
L’amministrazione, però, ha di colpo deciso di adottare il pugno di ferro e di non fare distinzione tra chi è deceduto venticinque anni fa e chi dieci.
Dunque, come detto, è iniziato l’incubo.
In poco più di un mese avrei dovuto trovare una nuova collocazione per papà, il che sembra facile a chi non ha mai avuto a che fare con un tema così delicato.
Immaginate di telefonare a tutte le confraternite della città e di recarvi personalmente in quelle in cui il telefono squilla a vuoto.
Scoprirete che la maggior parte di esse vende loculi solo ai soci, dunque a coloro che vi si iscrivono in vita e pagano una determinata retta.
Ma questa è un’altra triste pagina della società fasanese, su cui preferirei soprassedere.
Gli unici “posti” accessibili agli esterni sono interrati, bui o a tre o quattro metri da terra.
E vi sembrerà sciocco, ma per un figlio che perde un padre a 24 anni, accarezzare la fotografia del suo amato, sulla lapide, può fare la differenza, quando si reca a trovarlo nel luogo più triste per antonomasia.
In ogni caso, dopo diversi giorni d’ansia e di frustrazione, il famigerato loculo è stato trovato e pagato.
Dunque, ho potuto procedere con l’apposita domanda.
Eravamo alla metà di marzo, e mi hanno spiegato che, entro pochi giorni, mi avrebbero telefonato per concordare la data della riesumazione.
Il mio telefono, però, a distanza di tre mesi, non ha ancora mai squillato.
Stando a quanto mi hanno riferito, ad oggi sarei l’unica ad aver richiesto un intervento del genere, e il comune non impegna l’escavatore per una sola persona.
Eppure ho persino pagato il bollettino per l’utilizzo del mezzo.
Insomma, quando finirà questa odissea?
È possibile che io sia stata l’unica a cedere al becero ricatto di un’ordinanza, consentitemi, spietata e illogica?
Perché sentirsi minacciati di vedere i resti del proprio congiunto abbandonati nell’ossario, come se questi non avesse una famiglia e dopo dieci anni non fosse più il tuo primo pensiero al mattino e l’ultimo prima di addormentarti, cosa può essere se non crudele?
Io, poi, che ho sempre rispettato le leggi, pur non condividendone alcune, come potevo restare indifferente davanti ad un diktat del genere?
E allora ho trascorso ore ed ore a cercare per mio padre la sistemazione migliore, nei tempi strettissimi che mi sono stati concessi, ed oggi mi sento beffata da un sistema sbagliato e privo di buonsenso.
E ferita.
Vorrei concludere questa mia missiva, precisando che da nove anni non risiedo più a Fasano, e dunque non ho diritto di voto nella città che mi ha vista nascere e crescere.
Lo preciso perché non vorrei che la mia fosse scambiata per una mera strumentalizzazione a fini politici, per dar contro ad un’amministrazione che non ho scelto, poiché si tratta della semplice descrizione di un’ingiustizia subita immeritatamente.
Ringrazio, infine, la redazione di GoFasano per lo spazio concessomi e porgo un abbraccio sincero a tutti i figli, i fratelli, le mogli, i mariti che sono stati freddati da questa ordinanza, consentitemi, scellerata.
Claudia Turchiarulo”
L’ordinanza in oggetto è visibile qui https://www.comune.fasano.br.it/archivio3_notizie-e-comunicati_0_3102.html?fbclid=IwAR2X-XH3qjBh5kJumSlIjSA4NUinLxiFXKgYLszseH6eNlMOrwhp5aC0Bzs