
Nell’arena Ciaia l’esplosiva conclusione del cartellone estivo “Wow! Fasano”
FASANO – Daniele Silvestri è testardo, se lo canta da solo e ne ha ben donde. Portare in giro per l’Italia il suo “La cosa giusta tour” è stato un atto di fede, un ripartire dopo la fase emergenziale della pandemia che tanto ha messo in crisi il nostro comparto culturale e dello spettacolo. Per usare le sue stesse parole, «la cosa giusta è una speranza». Speranza raccolta e condivisa dall’Amministrazione comunale che, nel rispetto delle norme anticontagio, ha scelto di chiudere ieri sera (sabato 22 agosto) il cartellone estivo “Wow! Fasano” ospitando il cantautore romano in quella che ormai è stata ribattezzata “Arena Ciaia”.
In oltre due ore e mezzo, voce e note hanno ridisegnato i confini de “La mia casa” “in quella piazza sgangherata / così bella da sembrare una pittura / così forte da restarti appiccicata … Che quella piazza lì non è fatta di niente / solo di polvere e di musica, e di gente colorata”.
Ad accompagnare Daniele Silvestri una band strepitosa e affiatata, pronta a divertirsi con lui e rivoluzionare continuamente la scaletta: Fabio Rondanini e Piero Monterisi alle due batterie, Gabriele Lazzarotti al basso, Gianluca Misiti e Duilio Galioto alle tastiere, Daniele Fiaschi alle chitarre, Marco Santoro al fagotto e alla tromba, Jose Ramon Caraballo Armas alla tromba e alle percussioni.
Il concerto si è snodato lungo circa 35 canzoni: da “Questo paese”, seguita a ruota da “A bocca chiusa” e da “La cosa giusta” che hanno aperto la serata a “La paranza” e la catartica “Testardo” che l’hanno chiusa. Nel mezzo un viaggio – pochi grammi di coraggio, canterebbe – lungo tutta la carriera dell’artista che ha saputo brillantemente coinvolgere e divertire il pubblico.
Oltre ai brani più famosi come “Le cose in comune”, “Sornione”, “Ma che discorsi” e “Il mio nemico”, Daniele Silvestri e la sua band – spinti da “Banalità” – si sono fatti travolgere dall’onda lunga degli anni ’90 concedendosi a pezzi ormai raramente eseguiti dal vivo quali “Domani mi sposo”, “Sì, no … non so”, “Il dado” e “Strade di Francia”. Perfetto poi l’omaggio a Gaber con “Io non mi sento italiano” e a Paolo Borsellino con “L’appello”: nel mentre, tese al cielo, si stagliavano le agendine rosse a chiedere ancora, dopo tutto questo tempo, la verità.
Sarebbe poi riduttivo parlare di bis dopo il primo finale con “L’amore non esiste”. Daniele Silvestri non ha concesso solo una o due canzoni ma, tornato alla ribalta, ha proseguito a lungo con “Le navi”, la cui coda strumentale è stata di una bellezza disarmante, “Il secondo da sinistra”, “Occhi da orientale”, “Voglia di gridare” e le immancabili “Gino e l’alfetta” e “Salirò”.
In apertura di concerto il cantautore capitolino si chiedeva se il tour fosse stato la cosa giusta. Ebbene, la meritatissima standing ovation glielo ha “urlato dritto in faccia”: Daniele Silvestri in concerto è davvero la cosa giusta.
Fotoservizio a cura di Mario Rosato