Far tornare Fasano al posto che merita, per non essere mai più secondi a nessuno
FASANO – Erano gli inizi di marzo quando capimmo che la situazione non sarebbe stata delle migliori. Nei telegiornali circolavano parole come “zona rossa” e “lockdown” (la parola “coronavirus”, in realtà, circolava già da mesi) e non potevamo immaginare quello che di lì a poco sarebbe accaduto.
Era la sera del 9 marzo quando il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, appariva in televisione e parlava con chiarezza agli italiani: tutta l’Italia, dal giorno seguente, sarebbe stata dichiarata zona rossa. Il nemico invisibile oramai non era più così invisibile, i contagi aumentavano, la macchina produttiva del paese cominciò velocemente a spegnersi. Bisognava contenere, fermare la pandemia, non far collassare definitivamente il nostro sistema sanitario nazionale.
La paura lasció il posto dapprima all’incomprensione, poi all’unità nazionale con i #celafaremo, gli #andratuttobene ed i canti dal balcone. Quell’unità si è poi presto trasformata in rabbia, delusione, drammaticità. Non abbiamo più saputo con chi prendercela. Se con il virus, se con chi aveva considerato questa pandemia una banale influenza, se con un Governo che in una emergenza del tutto nuova ed inaspettata (“le ore più buie dal secondo dopoguerra in poi”) ha dovuto dare risposte urgenti, che non sempre – purtroppo – lo sono state. Perché vi sono altri virus in questo paese, da tempo, e non ce ne libereremo adesso. La burocrazia, l’informazione avventata ed errata, e le urla dei politicanti ricolme del nulla più assoluto e di becero populismo, sono tra questi.
Domani questo paese comincerà a ritrovare un po’ di “nuova” normalità. Sí, nuova, perché non si può pensare di tornare ad una oramai obsoleta e deleteria normalità. Da domani riaprirà il negozio sotto casa, il parrucchiere, il nostro bar di fiducia. Da domani torneranno a lavoro quelli che spesso sono invisibili (e non solo durante una pandemia). Da domani, proviamo almeno a non dimenticarcene più.
Qui, nella nostra Fasano, c’è tanto da costruire. C’è tanto da rimettere in piedi. Va pensato un nuovo modello di turismo. Va sostenuta l’economia locale. Vanno sostenuti i nostri commercianti, i ristoratori, le famiglie, i lavoratori stagionali. Le categorie più colpite in assoluto. Non dimentichiamocene, non facciamo in modo che tutta quella solidarietà che per settimane ci ha visti coinvolti, possa sparire domani.
Da domani, non dimentichiamoci che dobbiamo ricostruire. E dobbiamo ricostruire qui, subito, senza aspettare. Dobbiamo farlo per tornare ad essere presto quello che Fasano è stata negli ultimi anni: regina indiscussa della regione più bella del mondo e da domani, si spera, mai più seconda a nessuno.
Ricostruire, presto, adesso.
Mi manchi tanto Fasano
Auguro a tutti i commercianti fasanesi che si riprendano nel più breve tempo possibile con la nostra collaborazione.
Fasano bravíssima corragio forza avante terra de gente buona que labora molto 🇨🇮🏋️🍾😃👏😃sempre abbraccio a tutti gadanhar.