Presentato ieri il libro, Faso Editrice, che racconta la Mostra dell’Artigianato, in attesa della 50° edizione
FASANO – Era il lontano 1950 quando Maria Chieco Bianchi, il primo sindaco donna di Fasano, decise di istituire la prima Mostra Artigiana di Fasano. Da allora si è aperto un nuovo capitolo nella storia della nostra città, un capitolo che Palmina Cannone ha deciso di raccontare nel suo nuovo libro “L’artigianato a Fasano – 50 anni in bella Mostra 1950-2020”.
Il libro, Faso editrice, è stato presentato ieri sera nella sala di rappresentanza di Palazzo di Città nell’ambito del progetto UTL “Un libro da vivere” e i progetti che riguardano il “Museo delle arti antiche fasanesi”.
Presenti il sindaco di Fasano Francesco Zaccaria, il vicepresidente della provincia di Brindisi dott. Giuseppe Pace, l’assessore alle attività produttive Luana Amati e Zino Mastro, editore del libro, che ha dialogato con Palmina Cannone, presidente dell’UTL “Francesco D’Assisi” e autrice del libro.
Un lavoro di ricerca notevole quello operato da questi ultimi, come ha voluto ricordare lo stesso editore, con lo studio di documenti e centinaia di fotografie che raccontassero pienamente quella che è stata la storia dell’artigianato fasanese.
Una storia parecchio complessa che da un lato vede l’individualismo e la gelosia tipica di ogni artiere che si tiene stretto il proprio lavoro, dall’altro la determinazione di Donna Chieco Bianchi nel voler mettere in luce gli artigiani fasanesi (all’epoca circa 1000) e la loro produzione.
Agli inizi degli anni ’50 Fasano infatti conobbe un grande sviluppo grazie al “sindaco in gonnella” e, da semplice residenza estiva per i notabili baresi, divenne un vero e proprio fulcro regionale di riferimento dei mestieri artigiani.
«Ma attenzione a giudicare l’artigianato come mero commercio» ha ammonito la scrittrice fasanese «l’artigianato nasce come cultura, e senza di essa non può che diventare una mera vetrina di oggetti».
Non sono mancate difficoltà all’inizio, con la Mostra che dopo due sole edizioni conosce un lungo periodo di stop dovuto, come suppone la Cannone, ai progetti falliti per la realizzazione di una cittadella artigiana a causa dei mancati contributi della Cassa del Mezzogiorno.
Nel 1966, dopo un lungo periodo di oblio, la Mostra riprende vita con la 3° edizione simboleggiata dal logo dell’incudine e il martello realizzato dal pittore Michele Galizia. Da lì il sogno di una Mostra Permanente dell’Artigianato, realizzato solo 10 anni fa, ma tuttora non più attiva.
La scrittrice fasanese ha anche ricordato come già negli anni ’40 Generosa Ruppi aveva istituito a Fasano una scuola di artigianato femminile, contrariamente al pensiero comune che vede solo l’uomo impiegato in quest’arte.
Infine ha rivolto un appello corale perché l’artigianato si rinnovi pensando al futuro e cercando di inglobare quelli che sono i pensieri di designer, architetti e artisti moderni.
A dar manforte alla Cannone è stata Luana Amati che ha affermato: «Questo lavoro di ricerca toglie dall’oblio la storia degli artigiani fasanesi. Eravamo un paese di artigiani, ora dobbiamo tentare di recuperare questa storia che si interseca con quella della città.» Una ricostruzione che viene anche auspicata dal vicepresidente della provincia Giuseppe Pace.
A concludere la serata è stata l’esortazione del sindaco Francesco Zaccaria a “vincere” la sfida della re-innovazione con l’aiuto della formazione scolastica. Spetta ora all’artigianato raccogliere quest’invito.