
La celebre commedia di Molière è stata portata in scena al Teatro Kennedy dall’attore e regista partenopeo Arturo Cirillo
FASANO – La Scuola delle mogli di Molière è una commedia a strati: non bisogna restare in superficie e farsi ammaliare dalla sgargiante brillantezza e dalla solidità del testo, ma saper grattare, andare a fondo e trovare il vero messaggio: chi pensa di beffare, resta quasi sempre beffato. L’involucro coloratissimo della suggestiva scenografia – una casa girevole frutto dell’inventiva di Dario Gessati – della commedia andata in scena ieri (12 dicembre) a Fasano nell’ambito della Stagione di Prosa approntata dall’Amministrazione comunale in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, ha ben nascosto il carattere nerissimo del suo protagonista.
Arnolfo (interpretato da Arturo Cirillo, che ha firmato anche la regia) col timore di essere cornificato, ha rinchiuso nella sua casa-castello la giovane Agnese (Valentina Picello) con l’intento di farla diventare “la moglie perfetta”. La ragazza, di umili origini, inesperta e analfabeta, viene tenuta sotto controllo dai due maldestri servi (i cui panni sono stati vestiti da Marta Pizzigallo e Rosario Guglio) di Arnolfo, il quale non ha tenuto però conto di una “mina vagante” chiamata amore, rappresentata dal bell’Orazio (interpretato da Giacomo Vigentini), di cui Agnese finisce per invaghirsi. E così la serie di malintesi con cui l’abile calcolatore Arnolfo crede di intrappolare i due teneri amanti, finisce per catturare se stesso.
La bella scenografia e gli accurati costumi sono stati esaltati dall’efficace gioco di luci. Bravi tutti i componenti della compagnia su cui svetta per credibilità l’Orazio di Vigentini, che ha saputo meglio sfruttare la bellezza del testo del commediografo francese aiutato anche da un adattamento che lo ha svecchiato senza eccedere nelle “incursioni moderne”. Cosa di cui purtroppo non ha saputo trarre vantaggio la regia che con frenate brusche qui e là ha smarrito il ritmo sostenuto richiesto invece dal testo.