Presentato ieri il progetto targato Eni per dare nuova vita agli scarti organici
FASANO – Ieri (martedì 22 ottobre) è stato presentato, a Palazzo di Città, nell’ambito degli eventi riferiti al Festival della Scienza, il progetto Eni “Waste to Fuel”. Presenti il sindaco di Fasano Francesco Zaccaria, il giornalista Gianfranco Mazzotta e il dott. Roberto Marchini, responsabile del progetto “Waste to Fuel”.
«È un’idea rivoluzionaria quella di usare rifiuti per produrre biocarburanti» ha affermato il giornalista Mazzotta, introducendo l’incontro, evidenziando comunque come sia necessario, da parte nostra, cambiare mentalità sul ciclo dei rifiuti e – specie al sud – sulla raccolta differenziata.
A prendere la parola è stato poi Roberto Marchini che lavora in Syndial, società di Eni specializzata da più di quindici anni in recupero ambientale e bonifiche di ex-siti industriali. «Girando l’Italia ho avuto modo di conoscere le problematiche legate al rifiuto organico» ha affermato Marchini «ed ho notato come il FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani) poteva essere un’opportunità da sfruttare e vogliamo farlo con questo progetto.»
La nostra società, infatti, dipende ancora largamente dal combustibile fossile per la produzione di energia – tuttavia l’Italia in Europa si dimostra avanti in termini di qualità della stessa – ma è necessario avviare una politica di transizione energetica perché il petrolio, prima o poi, finirà.
La Puglia raccoglie circa 292 mila tonnellate di FORSU/anno (Dati ISPRA 2017) con una percentuale di raccolta differenziata vicina al 40%, ma ancora non basta. Per avviare questa nuova tecnologia bisogna avere una quantità di FORSU ancora maggiore per soddisfare le esigenze di produzione.
La produzione al momento avviene in un impianto sperimentale situato nella raffineria di Gela, recentemente riconvertita dopo esser stata bonificata, e consta di tre fasi principali.
La prima fase riguarda un pretrattamento per separare la frazione indifferenziata da quella organica; la seconda fase avviene all’interno di un reattore chiuso e prevede la liquefazione della sostanza organica, il cui contenuto principale è acqua; la terza fase principale riguarda la separazione del prodotto ottenuto in bio-gas, bio-olio e acqua.
Il bio-olio, dal bassissimo tenore di zolfo, è utilizzabile soprattutto nell’ambito del trasporto marittimo, che al giorno d’oggi costituisce una larga fetta nelle emissioni di gas serra, ma anche come bio-carburante per le nostre auto. L’acqua può invece essere riutilizzata in industria e agricoltura dopo trattamenti di affinamento.
«La tecnologia simula procedimenti che in natura avvengono in milioni di anni» ha continuato Marchini, affermando inoltre che la stessa è pensata per aree industriali dismesse e bonificate. «Ci sono già alcune richieste di impianti industriali e non semplicemente sperimentali, ma c’è da superare anche lo scoglio dell’iter di autorizzazioni che spesso rallentano il progetto di un impianto. Da questo punto di vista c’è ancora molto lavoro da fare.»
Può dunque essere questo uno dei passi per lo sviluppo di un’economia circolare che supporti il riutilizzo del rifiuto consentendo da un lato l’abbattimento delle emissioni di CO2 dovute al trasporto dell’organico alle regioni del Nord Italia o all’estero, dall’altro lato anche un abbattimento dei costi di smaltimento.
A conclusione il sindaco Zaccaria ha affermato come effettivamente ci sia difficoltà a smaltire il FORSU per via dei pochi impianti di compostaggio presenti e dell’alto costo sostenuto per lo smaltimento dell’organico (fino a 240€/tonnellata). Infine ha aggiunto come la terza edizione del Festival della Scienza avrà come tema cardine l’economia circolare e i rifiuti.
Questi ultimi sono stati infatti sempre considerati un problema e mai una risorsa, se dunque si vuole un cambiamento bisogna attuare innanzitutto una radicale modifica delle nostre abitudini perché altrimenti il lavoro delle nuove tecnologie risulterà vano.