Fabio Grossi ha curato la regia della commedia di Pirandello che indaga le dinamiche di una “cittaduzza”
FASANO – I volti della scenografia hanno lo sguardo fisso sul pubblico. I loro occhi sono spenti, ma sanno mettere in soggezione: chi siamo? Come ci vedono e cosa pensano di noi gli altri? Ieri sera al Teatro Kennedy è andata in scena, in un appuntamento della stagione di prosa del Teatro Pubblico Pugliese, la commedia di Luigi Pirandello “Pensaci, Giacomino!”, un adattamento in un atto unico con la regia di Fabio Grossi. Leo Gullotta ha interpretato il professore Toti: gli sguardi indagatore dei volti alle sue spalle non lo toccano, perché questo eroe pirandelliano è un baluardo di libertà stoica. È un personaggio in vista nella società (il regista ha scelto una ambientazione degli anni 50), insegna al ginnasio nonostante i suoi 34 anni di carriera, eppure la sua vita è un paradigma ideale e anacronistico. Toti è divertito dal vociare della gente, perché è forte della sua indipendenza: è impegnato a vivere la sua vita, il resto può attendere.
Sposa Lillina, una ragazza incinta per garantire un futuro anche al padre del bambino, Giacomino, impegnandosi a trovargli un lavoro in banca. È un uomo del futuro, e lo è anche oggi vista la corsa al consenso che ci fa dipendere dal giudizio degli altri. La scena è dinamica, ma i movimenti dei protagonisti sembrano appesantiti dalla presenza dei volti in stile espressionista (scenografia di Angela Gallaro) che schiacciano ogni loro intenzione di rivalsa e mettono persino il pubblico davanti alla propria maschera: quella del professore Toti è una rivoluzione gentile che risponde a muso duro al perbenismo di una società chiusa, incapace di provare empatia per la vita degli altri. E così è ancora oggi.
Toti non risparmia neppure il governo, che non sostiene il lavoro degli insegnanti, e la chiesa giudice delle nostre fragilità. L’interpretazione di Gullotta è una scomposizione della vita profondamente umoristica. Durante la sua brillante performance ognuno frugava dentro di sé. E al termine della serata ci si sentiva quasi in dovere di ringraziare non solo per la riuscita dello spettacolo, ma anche per l’occasione di rivedere Leo Gullotta in teatro a Fasano: la generosità di un attore, quando c’è, è capace di superare la ribalta.