
La Sezione di Storia Patria onora i fasanesi deportati nei lager dopo l’8 settembre 1943: una resistenza senza armi che riafferma i valori di libertà e democrazia.
FASANO – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato della Sezione di Fasano della Società di Storia Patria.
“Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha celebrato la 1^ giornata dedicata agli IMI, i militari italiani deportati nei lager dopo l’armistizio.
Decine i fasanesi coinvolti fatti prigionieri e internati tra cui Domenico Rosati al quale è stata conferita un’onorificenza, un capitolo dimenticato della nostra storia. Un monito per le generazioni future sulla necessità di difendere i propri valori anche nelle circostanze più avverse.
L’occasione della consegna della medaglia d’onore al nostro concittadino IMI, Domenico Rosati da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ci invita a richiamare l’attenzione su un aspetto cruciale e spesso trascurato della storia italiana e locale: la situazione degli Internati Militari Italiani (IMI) dopo l’8 settembre 1943.
Questo periodo segna un momento di grande confusione e cambiamento per l’Italia, con la firma dell’armistizio e l’inizio di un conflitto interno tra le forze alleate e quelle dell’Asse.
Gli IMI (Italieniche Militär Internierten) erano soldati italiani che, dopo l’armistizio, si rifiutarono di combattere a fianco delle forze naziste e furono catturati dai tedeschi. Molti di loro furono deportati in campi di prigionia in Germania e in altri paesi occupati, dove affrontarono condizioni disumane, privazioni e violazioni dei più elementari diritti umani.
La scelta di non combattere al fianco dei nazifascisti rappresentò un atto di coraggio e dignità che merita di essere ricordato e onorato.
Si stima che circa 600.000 soldati italiani siano stati coinvolti in questa drammatica esperienza.
Gli IMI non erano solo prigionieri, ma simboli di una resistenza morale all’antifascismo in un momento di grande crisi e sbandamento totale.
Da alcuni anni la Sezione di Fasano della Società di Storia Patria ha intrapreso la ricerca sugli IMI di Fasano: l’elenco non è affatto ‘corto’. Dai documenti e dagli archivi storici, sono centinaia i nomi dei militari fasanesi che dopo l’8 settembre 1943, scegliendo di non aderire alla Repubblica Sociale Italiana, nazifascista, subirono la crudeltà dei ‘campi’, dai quali in moltissimi, non fecero più ritorno. Dall’elenco stanno emergendo tante delle loro identità. Tra i militari deceduti o rimpatriati, centinaia sono i concittadini, tanti i nativi nelle frazioni di Pezze di Greco, Montalbano e Speziale, Pozzo Faceto.
Domenico Rosati è uno di loro. Classe 1912, caporale del Regio Esercito, fu catturato in Albania il giorno successivo all’Armistizio. Deportato in vari lager della Germania centro-occidentale, viene costretto a lavorare in fabbrica. Liberato, dopo circa due anni, il 1° aprile del ’45, fece rientro a casa il 26 luglio, giorno di S. Anna, come racconta nel suo diario.
Con l’introduzione della Legge 13 gennaio 2025, n.6, articolo 1, comma 1, che istituisce la “Giornata dell’internato militare italiano”, da celebrarsi il 20 settembre di ogni anno, l’obiettivo del sodalizio fasanese, che studia e compie ricerche di storia locale, diventa più determinante: sensibilizzare l’opinione pubblica e onorare la memoria di coloro che, fasanesi, hanno sofferto e sacrificato anche le loro vite per la libertà e il progetto di un’Italia “altra”, libera, democratica e repubblicana, anche al fine di garantire che le lezioni del passato non vengano mai più dimenticate. C’è ancora molto lavoro da fare.
Il gruppo di ricerca della Società di Storia Patria, anche grazie alla collaborazione e sensibilità dell’Amministrazione Cittadina e delle famiglie dei soldati, sta lavorando per permettere di dedicare agli IMI di Fasano il giusto tributo.
Nel ruolo che svolge, l’intento è soprattutto quello di dare con determinazione valore alla storia locale che si scopre essere anch’essa ‘storia di una resistenza militare senz’armi’ per una ‘necessaria memoria di guerra’ che rinsalda la forte identità antifascista scritta nella nostra Costituzione, la quale fornisce gli attrezzi di lavoro perché tutti gli italiani possano essere produttori di pace.”

