
L’intervista di Gofasano
FASANO – Torre Canne, un tempo zona marginale, difficile, oggi uno degli angoli più amati della nuova Puglia turistica. Qui sorge Il Santos, stabilimento balneare e punto ristoro che è diventato simbolo di accoglienza consapevole, sostenibilità ambientale e qualità dell’esperienza.
Alla guida di tutto questo c’è Fabrizio Santorsola, imprenditore visionario, recentemente premiato dalla Fondazione Re Manfredi con il prestigioso Destination Marketing Award 2025, nell’ambito di un progetto che mira a far emergere le eccellenze che promuovono e valorizzano le destinazioni turistiche di Gargano, Daunia e Puglia.
Cominciamo dal principio. Quando e come nasce Il Santos?
Il Santos apre nel 1999, in un momento non proprio favorevole. Torre Canne, in quegli anni, era una zona segnata dal contrabbando. Lo stabilimento sorge proprio lì, dove avvenivano gli scambi: un’area grigia, per nulla turistica. Non fu facile. Ma poi arrivò l’Operazione Primavera, che liberò la zona e consentì la nascita di nuove attività. È stato in quel contesto che ho deciso di avviare un progetto totalmente controcorrente. All’inizio era una taverna greca: cucina semplice, ambiente essenziale, accoglienza calorosa.
Perché proprio una taverna greca?
Era un’idea che mi affascinava: semplicità, mare, convivialità. E poi volevo offrire qualcosa di diverso rispetto alla ristorazione locale, che all’epoca era ancora molto legata a modelli tradizionali e, in alcuni casi, poco attenti all’estetica e al dettaglio.
Il Santos fu percepito subito come una piccola perla nascosta, un luogo fuori dal tempo, con un’identità precisa.
Intanto però, anche la Puglia stava cambiando.
Come è cambiata Torre Canne, e la Puglia, nel frattempo?
Fino a circa vent’anni fa, la Puglia era una meta turistica quasi esclusivamente locale. Gli alberghi erano pochi e spesso datati.
Poi è arrivata la grande campagna di promozione regionale, e la Puglia ha iniziato a girare il mondo. Abbiamo iniziato ad accogliere visitatori da ogni parte d’Europa e non solo.
Cambiava il pubblico, e quindi cambiavano anche le richieste: più attenzione alla qualità, ai servizi, all’autenticità.
Così la taverna greca è diventata una taverna greco-pugliese, con una cucina che fonde tradizioni e accoglie gusti diversi.
E da lì nasce anche l’idea del lido?
Esatto. A un certo punto ho sentito il bisogno di completare l’esperienza. Ma non volevo costruire un lido qualunque.
Ho scelto di realizzarlo sulla scogliera, integrandomi nel paesaggio, senza forzature. Zero cemento, solo materiali naturali, soluzioni leggere, reversibili, coerenti con il territorio.
Non volevo impormi, ma inserirmi con rispetto nel contesto.
Il Santos è uno dei lidi più sostenibili d’Italia. Come si traduce, nella pratica, questa attenzione all’ambiente?
Per me, la sostenibilità non è marketing, è una scelta quotidiana, concreta.
Abbiamo creato un giardino sul mare, con oltre 100 specie vegetali diverse, e perfino un prato sulla scogliera.
Raccogliamo acqua piovana, trasformiamo acqua salata con impianti di desalinizzazione, recuperiamo le acque reflue dalla fossa biologica e le usiamo per irrigare.
Le vernici che usiamo sono ad acqua, non inquinanti. E per le famiglie abbiamo realizzato una zona nursery, con spazi per cambiare e lavare i bambini.
La nostra mission è chiara: dimostrare che anche in riva al mare si può fare accoglienza di qualità, rispettando l’ambiente.
A un certo punto ha proposto anche una classificazione a stelle per i lidi. Ci racconta?
Sì. L’idea era semplice ma innovativa: creare una classificazione a stelle, simile a quella degli hotel. Ogni lido sarebbe stato valutato in base a parametri chiari: distanza tra ombrelloni, qualità dei servizi, presenza di personale multilingue, offerta food & beverage. Questo avrebbe aiutato il turista a scegliere con consapevolezza, e avrebbe spinto gli operatori a migliorarsi. Purtroppo la proposta è rimasta congelata in Regione, non tutti erano d’accordo. Ma io credo ancora che sia un passo necessario, soprattutto ora che la Puglia è sulla mappa mondiale del turismo.
Il Santos si sta espandendo
Sì, stiamo cercando di replicare il modello in forma adattata anche in altre zone: nel tarantino e sul Gargano.
E sto realizzando delle case vacanza con le stesse caratteristiche: essenzialità, sostenibilità, accoglienza autentica.
Vorrei che Il Santos diventasse un marchio ispiratore, un riferimento per chi vuole investire senza snaturare.
Il 27 giugno ha ricevuto il Destination Marketing Award. Che significato ha per lei questo riconoscimento?
È un premio importante, organizzato in modo impeccabile. Premia chi lavora per valorizzare il turismo pugliese in modo originale e duraturo.
L’ho ricevuto con grande emozione. È un segnale che il nostro lavoro viene osservato, apprezzato, riconosciuto.
Ma soprattutto, ci ricorda una cosa: l’attenzione che oggi c’è sulla Puglia non durerà per sempre, se non la coltiviamo con cura.
Dobbiamo puntare sulla qualità, sulla soddisfazione del cliente, sull’esperienza vera. Altrimenti si disperde tutto.
Cosa si sente di dire agli altri imprenditori e operatori del turismo pugliese?
Il mio invito è: non smettete mai di guardare con gli occhi del cliente.
Non accontentatevi. Ogni dettaglio conta: un ombrellone troppo vicino, una risposta poco gentile, un servizio improvvisato…
La gente oggi sceglie i luoghi con attenzione. La Puglia è sotto i riflettori, ma per restarci serve professionalità, visione e cuore.
La storia di Fabrizio Santorsola e de Il Santos è una storia di trasformazione, resilienza e visione.
Un esempio di come, con coerenza e passione, si possa cambiare il volto di un territorio, rendendolo simbolo di un nuovo modo di fare turismo: etico, attento, generoso.


