
Ieri lo spettacolo conclusivo del progetto “Intrecci di Musica e Letteratura”. Stasera la replica dello spettacolo che racconta il mondo dell’adolescenza
FASANO – “È tutta colpa della luna” direbbe Shakespeare, ma è anche – se vogliamo – un po’ merito nostro: il turbinio di emozioni, la paura di agire, la gioia dell’aprirsi al mondo.
Si è tenuto ieri sera (5 giugno), sul Palco del Teatro Kennedy di Fasano, “Tu dillo alla luna. Un professore. L’appello. 18 vite”, spettacolo conclusivo del progetto “Intrecci di musica e letteratura”, che da vent’anni i docenti dell’IISS “Leonardo da Vinci”, Michele Iacovazzi e Mina Corelli, propongono con stili e temi sempre differenti, eppure sempre coinvolgenti.
Più di 100 ragazzi e ragazze hanno preso parte allo spettacolo che racconta il difficile tema dell’adolescenza, quell’invisibile cortina che tiene separati gli studenti da chi più dovrebbe ascoltarli: la famiglia, la scuola, forse loro stessi. Quegli occhi “diversi dagli adulti, che coltivano l’arte del dubbio e che aiuta i giovani ad affrontare le sfide del presente“, come ha precisato il Dirigente Scolastico Vita Ventrella nei saluti iniziali.
Sulle tavole del Kennedy arriva il professore Omero Vecchi, e sarà proprio il suo amore per l’etimologia e la letteratura classica a dare il La, tramite il rito giornaliero dell’Appello, alle fragilità dei suoi diciotto studenti della 5^ H: dai primi amori alle difficoltà familiari, dalla passione per lo sport, la musica e la tecnologia, alla sensazione di sentirsi estranei nel proprio corpo.
Attraverso le coreografie di Enza Consoli e un vasto repertorio musicale che spazia dai classici di Pino Daniele e Lucio Battisti fino ai successi dei Måneskin e Diodato, senza dimenticare artisti iconici come De Gregori, Venditti e Zero, lo spettacolo racconta il meraviglioso viaggio nelle emozioni di un adolescente alle soglie della Maturità.
Uno spettacolo che stasera andrà nuovamente in scena, ed altro non vogliamo anticiparvi.
Però c’è la Luna, e la Luna diventa metaforicamente quel luogo insperato dove potersi rifugiare; dove i ragazzi, cullati dal suo riflesso, possono ritrovare quanto credevano perduto: il coraggio di osare.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.



















