
Avrebbero inoltre assunto oltre 70 lavoratori in condizioni di sfruttamento
FASANO – Avrebbero evaso quasi due milioni di euro al fisco (350 mila euro di imposte sui redditi e poco meno di un milione e mezzo di euro di IVA e IRES) occultando o distruggendo parte delle scritture contabili e dei documenti di natura fiscale di cui è obbligatoria la conservazione, presentando dichiarazioni reddituali fraudolente per più anni tra il 2017 ed il 2019. Queste sono solo parte delle accuse mosse nei confronti di tre imprenditori fasanesi e di un dipendente della loro società.
Gli stessi, secondo i P.M., avrebbero inoltre assunto e impiegato i lavoratori (oltre 70 persone) in condizioni di sfruttamento, conseguendo un ingiusto profitto di circa 100 mila euro che poi avrebbero impiegato nella gestione della società.
Queste gravi accuse, unitamente alle prime, hanno spinto il Pubblico Ministero presso la Procura di Brindisi, Francesco Carluccio, a chiedere il rinvio a giudizio per tre amministratori di una nota società fasanese nel settore ittico e per il responsabile dell’ufficio risorse umane. Il tutto all’esito di un meticoloso lavoro di indagine e ricostruzione fiscale svolto dalla Guardia di Finanza di Fasano.
Attraverso un consolidato disegno criminoso, portato avanti per diversi anni, gli indagati avrebbero quindi evaso quasi due milioni di euro in imposte e riciclato il danaro trattenuto illegittimamente ai dipendenti, ai quali “corrispondevano, in modo reiterato e sistematico, una retribuzione palesemente difforme da quanto stabilito dai contratti collettivi nazionali di categoria comunque non adeguata alla quantità e qualità delle prestazioni effettuate”.
È quanto si legge nella richiesta di rinvio a giudizio del P.M., in cui sono inoltre indicate le tipologie di somme non corrisposte: dalla 14a mensilità ai compensi accessori dovuti per lo svolgimento del lavoro in orario notturno, passando per le maggiorazioni dovute per il lavoro svolto nelle giornate festive ed arrivando finanche a corrispondere una retribuzione effettiva mensile diversa da quella prevista dal CCNL (e falsamente riportata in busta paga).
Da queste gravi accuse dovranno ora difendersi davanti al GIP del Tribunale di Brindisi, Barbara Nestore, il prossimo 10 dicembre, insieme alla società stessa, chiamata a rispondere degli stessi reati quale per l’illecito amministrativo previsto dal decreto legislativo 231 del 2021.