Per ventiquattro anni primario del reparto di Chirurgia dell’Umberto I di Fasano, ci ha lasciati mercoledì scorso
FASANO – Il dottor Raffaele Tateo, il medico che per ventiquattro anni (dal 1978 al 2002) è stato primario del reparto di Chirurgia dell’ospedale Umberto I di Fasano, non c’è più.
Il suo cuore grande e generoso ha cessato mercoledì pomeriggio di battere all’ospedale di Ostuni, dove era ricoverato da qualche giorno.
Nel corso del suo eccezionale percorso professionale il dottor Tateo ha avuto modo di curare migliaia di pazienti di Fasano e di ogni altro angolo della Puglia. Non a caso, nel 2012 il Comune di Locorotondo lo ha insignito del prestigioso riconoscimento della cittadinanza onoraria.
All’epoca, durante la cerimonia di consegna della pergamena, aveva voluto essere presente anche l’allora sindaco di Fasano Lello Di Bari, che per lunghi anni è stato, all’interno del reparto di Chirurgia dell’Umberto I, collaboratore del dr. Tateo.
Non solo. “Confessandosi” con un cronista, l’allora primo cittadino, aveva detto: “La persona che più stimo è il dr. Raffaele Tateo, che è stato il mio maestro”.
Questo il ricordo del chirurgo con la passione per la politica del dr. Raffaele Tateo.
“Ciao Raffaele…
Fino a qualche anno fa ti avrei chiamato Dottore e ti avrei dato del Lei, come ho sempre fatto da quando ci siamo conosciuti, nell’ormai lontano 1979, fino al giorno in cui, con l’aria burbera che assumevi quando volevi ‘farti credere’ mi dicesti: ‘O mi dai del tu e mi chiami Raffaele, oppure comincerò anch’io a darti del Lei ed a chiamarti Sindaco, visto che sei diventato più importante di me’.
Non era assolutamente vero, e lo sapevi benissimo; non era possibile che io avessi potuto diventare più importante di te, perché tu non hai mai smesso il camice per la politica (tranne un tentativo molti anni fa andato fortunatamente a male, come tante volte hai detto); io per parecchi anni sono stato al 50% col camice e al 50% con la fascia tricolore, e ti posso garantire che l’affetto, la riconoscenza e la devozione di cui hai goduto per tanti anni e che tanta gente ti sta esternando in queste ore, non sarebbe stata assolutamente la stessa se avessi fatto il politico invece che essere quello che sei stato: il Medico, il Chirurgo, l’Uomo, tutte con la lettera maiuscola.
lo non dimenticherò mai (ma non dimenticherò niente di te) quel giorno di settembre del 1979 quando papà (che ti aveva conosciuto al momento dei tuo arrivo a Fasano da Primario Chirurgo) ci presentò e ti disse che mi ero laureato da qualche mese ed avevo conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione due mesi prima; tu mi guardasti, mi desti uno scappellotto fra i capelli (che allora c’erano) e mi dicesti: ‘E che aspetti? Domattina prendi il camice e vieni in reparto’ suscitando il terrore in me che vedevo la professione del Chirurgo come qualcosa di assolutamente lontano da me, come qualcosa di estremamente affascinante, ma irraggiungibile almeno per me; tu te ne accorgesti e mi dicesti: ‘Non aver paura,
domani comincia e vedrai che ti piacerà’.
Papà (anche Lui ti dava del Lei) ti porse la mano dicendoti: ‘Grazie Professore, glielo affido: ne faccia un bravo professionista’.
Meno di due mesi dopo Papà moriva improvvisamente a soli 60 anni e tu, che io da allora ho sempre considerato il mio secondo Padre, lo prendesti così sul serio insegnandomi tutto quello che so della Chirurgia e guidando la mia mano in sala operatoria come hai fatto fino a ieri mattina: eri in una stanza a pochi metri da me nell’Ospedale di Ostuni, e ti preparavi a lasciarci, ma io continuavo a sentire le tue mani che manovravano le mie sul campo operatorio.
Ma è quello che hai fatto con tutti noi, con i ragazzi della tua équipe; in ognuno hai saputo riconoscere l’attitudine migliore e ci hai spinti a svilupparla come solo un Maestro sa fare: ed allora Ettore era il tuo braccio destro, il tuo primo Aiuto, Roberto e Renzo sono diventati degli ottimi endoscopisti, Franco ed Enza ottimi doppleristi, però sempre presenti in Sala Operatoria; a me, dopo un timido tentativo di farmi fare il broncoscopista, un giorno mi hai detto: ‘tu sei un animale da sala operatoria’ ed è così che sono diventato anch’io un Chirurgo, grazie te…
Abbiamo passato giorni e notti (nel vero senso della parola) in sala operatoria e a letto dei pazienti, mi hai insegnato l’umiltà e la disponibilità nella nostra professione, mi hai dato grosse responsabilità dandomi mano libera ma con il tuo controllo costante fino a quando mi hai detto che ero pronto e che potevo andare avanti da solo.
Ma, come ti ho detto prima, non sono mai andato avanti da solo perché ancora oggi, in ogni diagnosi, in ogni terapia, in ogni atto chirurgico che faccio, c’è la tua voce, c’è il tuo assenso, ci sono le tue mani che mi guidano.
E di questo, non ti ringrazierò mai abbastanza.”
Alla famiglia del dottor Tateo giunga in questo momento di dolore l’abbraccio dell’editrice di Gofasano Laura De Mola, del direttore Giannicola D’Amico e della intera redazione.