
Il secondo dei concerti in piazza targati Fasanomusica ha visto la cantautrice romagnola omaggiare l’indimenticabile cantautore siciliano
FASANO – C’è solo un’artista vivente – le altre due purtroppo sono scomparse: la compianta Giuni Russo e la mitica Milva – nel panorama della musica italiana che può permettersi il lusso di omaggiare Battiato. E si chiama Alice.
La cantautrice romagnola ieri sera (11 luglio) ha emozionato e commosso il numeroso pubblico nel secondo prestigioso appuntamento dei concerti in piazza targati Fasanomusica e contenuti nel cartellone dell’amministrazione comunale Wow Fasano. Ad accompagnarla sul palco Carlo Guaitoli al pianoforte e alla direzione dell’immensa Orchestra della Magna Grecia.
Un concerto raffinato e indimenticabile durante il quale tangibile è stata la presenza di Battiato, scomparso nel maggio del 2021. Un’esperienza mistica.
Ad aprire la delicata Luna indiana. “Il tempo passa e noi non siamo dei” recita un parte del testo (composto dalla stessa Alice), e sembra quasi una premonizione se si pensa al Maestro. Così come “Io non invecchio, niente più m’imprigiona” contenuta nella successiva È stato molto bello.
A seguire, Eri con me, la prima delle canzoni “mistiche” che Alice chiese a Battiato nel 2012 per il disco Samsara, quindi Ode all’inviolato e Veleni, che invece è stata l’ultima delle canzoni scritte e contenuta nel disco Weekend del 2014.
Il viaggio nella dimensione spirituale del Maestro è proseguito con L’animale, Segnali di vita, Un’altra vita, Io chi sono?, Gli uccelli, la sempre attuale Povera patria e Summer on a solitary beach.
Non poteva mancare la parentesi legata più strettamente agli esordi della cantautrice di Forlì: Il vento caldo dell’estate, Messaggio, I treni di Tozeur (portata in coppia all’Eurofestival, così si chiamava) e Chanson égocentrique. E immediatamente ci si è catapultati negli anni ’80.
A chiudere il concerto, La stagione dell’amore, E ti vengo a cercare e una versione da brividi di La cura. Il pubblico tutto in piedi invoca il ritorno di Alice sul palco, che avviene puntualmente per il bis.
Tre le canzoni regalate generosamente dall’artista: Prospettiva Nevski, Per Elisa con cui vinse a sorpresa il Festival di Sanremo del 1981 e, a suggellare il legame indissolubile con il suo mentore, lo stesso brano che concludeva quasi sempre i suoi concerti: L’era del cinghiale bianco. Discreta aleggia “l’ombra della mia identità“, mentre la sua arte diventa immortale.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.




















