Il progetto ha visto la premiazione del corto realizzato da uno studente del liceo
FASANO – Si è concluso nella giornata di domenica 30 maggio il progetto “Metti a fuoco l’obiettivo 2030”, realizzato dall’I.I.S. “L. Di Savoia” di Rieti, insieme al Moige (Movimento Italiano Genitori) ONLUS e all’Agenzia FLUENDO, con il contributo del Miur(Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) e del Mibact (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo). Il progetto ha coinvolto 30 scuole secondarie di I e II grado su tutto il territorio nazionale con cui sono stati organizzati momenti didattici sul tema del Cinema e del linguaggio cinematografico e audiovisivo.
Con il progetto “Metti a fuoco l’Obiettivo 2030” sono stati realizzati percorsi di formazione interdisciplinare e di sensibilizzazione sul tema del cinema per la scuola con l’intento di trasmettere, ad alunni e docenti, competenze per leggere e codificare le opere filmiche così da renderli spettatori più consapevoli.
I laboratori di formazione, per studenti, hanno permesso di fornire loro strumenti utili ed efficaci per imparare ad esprimere le proprie idee attraverso il linguaggio cinematografico, diventando così autori, registi e protagonisti di prodotti audiovisivi dedicati a tematiche di attualità, quali bullismo e cyberbullismo, e di promozione degli obiettivi dell’Agenda 2030.
La Dirigente dell’I.I.S.S. “L. da Vinci di Fasano prof.ssa Maria Stella Carparelli da sempre condivide e collabora con il MOIGE inserendo nel suo PTOF l’adesione ai vari progetti proposti. La referente del progetto “Metti a fuoco l’obiettivo 2030”, la docente Domenica Liuzzi, ha curato lo svolgimento dello stesso in varie classi.
Il concorso indetto fra le 30 scuole partecipanti, ha visto la premiazione del corto realizzato dall’alunno Adamo Nardelli della classe V A scientifico dell’IISS “L. da Vinci” di Fasano con il cortometraggio dal titolo “Per me è NO!”, di seguito presentato.
«Ho voluto trattare tre differenti rami di quelli che sono i “mali del web” – ha affermato il giovane autore del video – partendo da “banali” frasi di luoghi comuni: per ordine, la dipendenza da smartphone e social-media, cat-fishing (e nel caso limite del “revenge porn”) e, infine, il cyberbullismo».